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Tappa

169

Balze > Passo di Viamaggio

Lunghezza
17.7
Km
Difficoltà*
E
Dislivello*
+
684
m
-
796
m
*Cosa vuol dire?

Il simbolo + indica il dislivello positivo (cioè in salita) complessivo della tappa; il simbolo - quello negativo (cioè in discesa).

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50388586
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Punto di partenza
Punto d'arrivo
Punto acqua
Struttura ricettiva
Punto interesse

Tappa di media lunghezza, non particolarmente impegnativa (una sola vera salita, al Monte della Zucca).

La tratta è impreziosita da alcuni scorci molto suggestivi sui calanchi argillosi e dal Villaggio del Cantante, testimonianza di un sogno che fu.

Note particolari

In caso di pioggia, a causa del fondo argilloso, la percorrenza può diventare ben più difficoltosa: in diversi tratti, il terreno si trasforma in un pantano e si scivola facilmente (ad esempio nella salita al Monte Zucca).

La segnaletica è talora assente e le tracce sono spesso confuse: bene tenere d’occhio il GPS.
Vi sono diversi fili spinati da attraversare: i varchi non sono sempre intuitivi da individuare a volte l'apertura non è semplice, avere cautela.

Bellezza
periodo
Marzo - Novembre
PERCORRIBILITà
INTERESSE
culturale
RAGGIUNGIBILITà
culturale
PERCORSO

Lasciamo Balze in piano, percorrendo un primo tratto su strada- a est avvistiamo le pareti calcaree di Sasso Simone e Simoncello. Quindi, seguendo le indicazioni per l'Alta Via dei Parchi, prendiamo la carrozzabile (il consueto sentiero 00) a sinistra e procediamo comodamente in piano fino al Poggio dei Tre Vescovi (1.126 m); la vista si allarga sui calanchi argillosi ai piedi del Monte Zucca. Compaiono le prime querce. 

Da Poggio dei Tre Vescovi prendiamo il sentiero verso destra, facendo attenzione a non perdere la traccia (talvolta il sentiero "scompare" dal terreno e i segnavia non sono sempre presenti) e a non imboccare tracce sbagliate. Giunti alla strada asfaltata, la attraversiamo e riprendiamo il sentiero sul lato opposto (non è facilissimo da individuare). Superando diverse recinzioni di filo spinato, ci avventuriamo tra i calanchi argillosi (è il tratto più bello) e attacchiamo quindi la salita (350 m D+ circa) al Monte della Zucca, lungo lo 00. La salita tra bellissimi carpini è decisa senza essere mai troppo ripida. 

Dalla cima del Monte della Zucca (1.258 m) attacchiamo la facile discesa (300 m D- circa), presto su carrozzabile. Giungiamo agilmente a Valdazze e ritorniamo su sentiero (molto difficile da individuare) per scollinare e arrivare alla strada asfaltata che scende dal Passo di Frassineto. La prendiamo verso destra e la seguiamo per poco, prima di riprendere il sentiero (non segnalato!) e salire (100 m D+ circa) a Le Camerelle: il terreno è spesso un pantano e non è affatto facile seguire la traccia. Prendiamo infine il comodo sentiero che, in leggera discesa, ci porta velocemente al Valico di Viamaggio (983 m).

COSA SAPERE

Nel 1962 Silvio Giorgetti, un imprenditore emiliano appassionato di musica italiana, scoprì la località di Valdazze (all'epoca, vi era solo la chiesetta di Santa Rita) e volle crearvi il "Villaggio del Cantante": comprò un grande appezzamento e donò ai cantanti italiani dell'epoca lotti di terreno (con il solo obbligo di costruire uno chalet entro due anni), al fine di creare una comunità dove gli artisti potessero coabitare e fare musica insieme.

Qualche casetta venne edificata, ma era necessaria tutta una serie di infrastrutture ulteriori (che invece non furono realizzate) e purtroppo il visionario progetto fallì.


COSA VEDERE

Qualche chilometro a ovest del Passo di Viamaggio, sulla prima ansa del fiume Tevere si trova Pieve Santo Stefano, un paese dalla storia antica, caro a Lorenzo il Magnifico che lo arricchì con opere dei Della Robbia, del Ghirlandaio e di Pier della Francesca, capolavori purtroppo in gran parte persi nell’alluvione del 1855.

La cittadina è oggi conosciuta soprattutto come “Città del Diario”: essa ospita l’Archivio Diaristico Nazionale che raccoglie migliaia di diari, epistolari e memorie della gente comune. Una delle testimonianze più emblematiche è quella di Clelia Marchi, una contadina mantovana che, dopo una vita di lavoro e otto figli, decise di scrivere la sua storia su un lenzuolo del corredo nuziale, diventato oggi il cimelio più prezioso del Museo; o l’autobiografia di Vincenzo Rabito, un cantoniere del Ragusano che raccontò la sua vita (che coincide con la storia di tutto il Novecento) scrivendo con la sua Olivetti 22 pagine su pagine, senza punteggiatura, senza divisione in capitoli, in dialetto stretto: un vero fiume in piena!
Parte dell’archivio è accessibile al pubblico grazie al Museo del Diario. Per maggiori info, orari e biglietti, si veda il seguente LINK.


Sempre nel territorio di Pieve si possono visitare l’Eremo di Cerbaiolo, dell’VIII secolo, uno spettacolare monastero benedettino eretto tra le rocce, dove dimorarono San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio da Padova; e il Tempietto di Santa Maria del Colledestro, una costruzione ottagonale che sorge sulle rovine romane di un tempio dedicato al dio Tevere e alle Ninfe Tiberine, come dimostra il ritrovamento di un’epigrafe latina.  


COSA MaNGIARE

La paciarela è una ricetta contadina, un piatto apparentemente simile alla polenta, nonostante sia diversa nel gusto. Fatta con ingredienti poveri (farina di mais, fagioli e concentrato di pomodoro) è sostanziosa e sazia lo stomaco affamato. A differenza della “cugina” alpina, viene subito versata nei piatti, a prendere forma, e consumata tiepida.

Molto appetitosa anche la versione fritta.


DOVE DORMIRE

Albergo La Baita dell'Imperatore, a Valdazze. Tel.  0575 790132


Rifugio Ca' La Fonte, appena a sud del Passo di Viamaggio (l’ingresso dalla strada non è segnalato). Tel. 339 302 8614

COME ARRIVARE

Punto di partenza raggiungibile in macchina.


Punto di partenza raggiungibile in bus, partendo dalla città di Cesena con cambio a Bagno di Romagna.

Qui il LINK per controllare gli orari.


Punto di partenza NON raggiungibile in treno.


“I calanchi sono montagne di argilla in miniatura, dalle forme in continuo divenire”

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Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!

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