Questa tappa è stata documentata grazie al contributo di Giovanni Furlanetto.
Tappa di buona lunghezza in Alta Badia, con dislivello perlopiù in discesa, molto aerea e panoramica.
Dopo un’esperienza immersiva nelle gallerie di guerra del Lagazuoi, Camminiamo al cospetto dell'immenso ghiacciaio della Marmolada (coi suoi 3.343 m, è la "Regina della Dolomiti") e del muraglione roccioso che contraddistingue il gruppo del Sella: una gioia per gli occhi.
La prima parte di percorso (dal rifugio Lagazuoi al Passo Falzarego) è una variante al Sentiero Italia (che scende per il sentiero da Forcella Travenanzes), preferita per l’estremo interesse storico delle gallerie militari e la potenza dell’esperienza - consigliatissima.
Le gallerie militari sono completamente buie, fredde e umide. Occorre pertanto avere una giacca, una torcia frontale (il caschetto è consigliato). Data la pendenza e la scivolosità dei gradini di pietra, è quasi sempre presente un cavo d’acciaio a lato. Spesso occorre stare chinati per il basso soffitto. Si sconsiglia la tratta a chi soffre di claustrofobia.
Lungo il versante nord del Setsas, camminando sulle rocce, il tracciato non è sempre evidente e bisogna scorgere i segnavia.
Lasciamo il Rifugio Lagazuoi e, sotto la vicina funivia, prendiamo il sentiero attrezzato che conduce alle gallerie. Poco dopo, superate alcune trincee, troviamo l’imbocco e iniziamo la discesa (750 m D- circa). I tunnel sono bui e spesso ripidi; talvolta si aprono dei punti di osservazioni nella parete. Lungo il percorso incontriamo le camere di mina e dei dormitori. Infine torniamo all’aria aperta, e continuiamo a perdere quota fino a Passo Falzarego (2.105 m).
Prendiamo il sentiero che costeggia dal basso la strada asfaltata e, percorrendo le pendici settentrionali di Sas de Stria, avanziamo in saliscendi fino al Forte Tre Sassi (museo della Grande Guerra); quindi ci allontaniamo dalla strada e scendiamo verso le vecchie fortificazioni austriache. Con ampio giro ci avviciniamo al Lago di Valparola ma, anziché proseguire per l’omonimo passo, prendiamo a sinistra (con curva a U) e risaliamo (100 m D+ circa) verso il versante settentrionale del Settsass (2.571 m), che percorriamo con saliscendi in traverso - a nord svetta il gruppo delle Conturines.
Risalita la dorsale nord, perdiamo lentamente quota verso ovest e il panorama si apre: a sud-est, ammiriamo l’immenso ghiacciaio della Marmolada, la Regina delle Dolomiti (3.343 m). Il sentiero si fa più largo e camminiamo a lungo su ciglione aereo - a ovest il Sassongher (2.665 m) e il gruppo del Sella, dominato da Piz Boè (3.152 m).
Superata la località Stores, arriviamo al Rifugio Pralongià; su comoda carrozzabile proseguiamo verso sud e giungiamo presso l’Utia La Marmotta. Con breve salita per ampi pratoni guadagniamo il Rifugio Cherz e da lì scendiamo (200 m D- circa) lungo la carrozzabile che costeggia le piste sciistiche. Giunti su strada, camminiamo verso sud e siamo in breve al Passo di Campolongo (1.875 m).
Costeggiando la statale su comodo sentiero, scendiamo (200 m D- circa) fino ad Arabba, frazione di Livinallongo: la nostra ultima tappa in Veneto.
Passo Falzarego deve il suo nome alla leggenda del Falso Re del regno dei Fanes. La complessa saga del Regno dei Fanes è l'unica, tra quelle tradizionali nordiche, a interessare il territorio italiano: racconta del popolo che abitava l’altopiano del Fanes e che venne tradito e venduto dal Re (poi tramutato in pietra).
Nella saga, Dolasilla, la figlia del Falso Re, è co-protagonista della tragica avventura, che si conclude con la sua triste morte; è oggi una figura molto presente nel folclore locale (come ètestimoniato dai molti alberghi o ristoranti a lei intitolati).
Durante la Prima guerra Mondiale, nel ghiacciaio della Marmolada fu costruita la cosiddetta Città di Ghiaccio: 12 km di tunnel con tanto di cucine, mense, infermerie, sale radio e tutto quello che serve in un accampamento militare.
Il progetto dell’ingegnere austriaco Leo Handl permise ai soldati dell’Impero di avere sia un riparo contro le rigide temperature invernali, sia un corridoio coperto per passare agilmente da una parte all’altra del fronte.
Gli abitanti di Arabba vengono anche chiamati Fodomi. Dalla parola ladina fodom, che pare indicare la presenza di faggi nella zona di Livinallongo del Col di Lana.
Fodom è anche il nome della banda musicale locale, molto in voga tra i giovani, attiva nel rivitalizzare le musiche tradizionali.
Arabba è oggi una rinomata stazione sciistica all’interno del comprensorio Dolomiti Superski. Da qui passa il Sellaronda, il giro del massiccio del Sella sugli sci (e con gli impianti di risalita): è probabilmente il giro sciistico più rinomato delle Dolomiti e delle Alpi italiane.
Poco distante dal Passo Valparola c’è il Forte Tre Sassi, che faceva parte della serie di fortificazioni e sbarramenti della Linea Gialla, sul confine italiano.
Il forte, che ospitava una cinquantina di soldati dell’Impero austriaco, nel 1915 fu bombardato dalle truppe italiane e subito abbandonato dagli Austro-ungarici, i quali però continuarono a illuminarlo inducendo gli Italiani a proseguire l’attacco, ritenendo il forte ancora operativo e sprecando così tempo e... denaro: è stato calcolato che il costo delle munizioni utilizzate per bombardare il forte fu maggiore di quello della costruzione del forte stesso!
Oggi ospita il Museo della Grande Guerra in cui sono stati raccolti i reperti bellici ritrovati nella zona; tutt’attorno sono ancora presenti trincee e gallerie. Per maggiori info su orari e biglietti, si veda il seguente LINK.
Il Museo della Grande Guerra, a Passo Pordoi, è stato creato grazie ai ritrovamenti bellici dei “recuperanti”, appassionati che amano camminare alla ricerca di residuati bellici, di cui le montagne intorno ad Arabba sono piene: l'area fu devastata dai 29 mesi consecutivi di feroci combattimenti.
Per maggiori info su orari e biglietti, si veda il seguente LINK.
Vanto di Arabba e dei suoi abitanti è la grappa di genziana, per la quale i produttori gareggiano per riuscire a estrarre dalla radice del fiore la maggiore amarezza: una vera e propria sfida per palati forti, nonché un ottimo digestivo.
La pianta di genziana deve il suo nome a Genzio, ultimo re degli Illiri (antico popolo dei Balcani Occidentali) che, secondo la testimonianza di Plinio il Vecchio, per primo scoprì le virtù terapeutiche della radice.
Rifugio Bec de Roces, a mezz'ora di cammino dal Passo di Campolongo. Tel. 0436 79193
Rifugio Plan Boè, a mezz'ora di cammino da Arabba. Tel. 0436 79339
Hotel Olympia, ad Arabba. Tel. 0436 79135
Ad Arabba si trovano numerose strutture ricettive (alberghi, affittacamere).
Punto di partenza NON raggiungibile in macchina.
La località raggiungibile in macchina più vicina è il Passo Falzarego.
Punto di partenza NON raggiungibile in bus.
La località raggiungibile con il bus più vicina è il Passo Falzarego, partendo dalla città di Belluno con cambio a Calalzo e a Cortina d’Ampezzo.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!