Una tappa di media lunghezza, prevalentemente in discesa e molto agevole, con la quale salutiamo il bellissimo gruppo del Limbara. Le chicche del giorno sono i conchi (delle grotte usate dai pastori) e... il Monte Bianco (1.150 m)!
La prima parte della tappa rappresenta una variante al Sentiero Italia (che da Monti procede diretto per Calangianus), qui preferita per godere della bellezza del Monte Limbara, uno dei gioielli dell'entroterra gallurese.
Tappa da evitare nei mesi centrali estivi.
Lasciamo Vallicciola e proseguiamo in piano su strada asfaltata; quindi prendiamo la sterrata sulla destra e procediamo dapprima in leggera salita, poi su tratto pianeggiante. Ci stacchiamo dalla sterrata per prendere un buon sentiero sulla destra, con cui perdiamo velocemente quota (250 m D- ca.) all'interno del fitto bosco. Al termine della discesa ritorniamo su sterrata, per poi riprendere poco dopo un largo sentiero sulla sinistra, col quale saliamo (100 m D+ ca.); in questo tratto non manchiamo una breve deviazione per visitare alcuni conchi, delle semigrotte adibite a bivacco dai pastori.
Giungiamo così alla spalla meridionale del Monte Bianco (1.150 m), con le sue bellissime guglie di granito; qui troviamo l'unica fonte d'acqua della tappa. Continuiamo su strada sterrata; dopo aver superato il rifugio autogestito Li Conchi, iniziamo la lunga discesa (500 m D- ca.) verso Calangianus, tutta su sterrata; dopo alcuni km arriviamo su una strada asfaltata, prendiamo verso sinistra per poi tornare su una sterrata pochissimo dopo, sulla sinistra. Da qui in poi avanziamo praticamente in piano, all'ombra delle querce da sughero; in prossimità di un parcheggio, troviamo le indicazioni per le Tombe dei Giganti di Pascaredda, distanti poche centinaia di metri (meritano una deviazione). Ritornati sulla traccia, proseguiamo e in breve arriviamo al centro abitato.
Uno strumento presente in tutta l'isola è la chitarra sarda,utilizzata soprattutto per accompagnare il canto sardo. Si è affermata durante il periodo di dominazione spagnola, presente sull'isola dal XVI secolo, come attestato da un documento che riconosce l'ordine dei "chitarrari". Nei secoli lo strumento si è evoluto, assumendo un carattere proprio. Soltanto nel XX secolo si attesta la presenza di chitarre dalle misure maggiori di quelle iberiche: la grandezza dello strumento permetteva di produrre note più basse, ideali per accompagnare il canto.
A distinguere la chitarra sarda dalla normale chitarra classica che conosciamo sono la cassa armonica più grande, la presenza di corde metalliche invece che di nylon e, soprattutto, l'accordatura detta sa sarda, solitamente più bassa del normale (una quarta sotto).
La chitarra viene suonata dai sonadores che eseguono la linea melodica con il pollice mentre le altre dita proseguono con l'arpeggio. In tutta la Sardegna si trovano stili e generi differenti che si basano su accordature differenti. Tra i chitarristi sardi, Paolo Angeli ha portato la tradizione isolana in tutto il mondo; tra le sue collaborazioni, spicca quella con il famoso chitarrista Pat Metheny.
Il Museo del Sughero di Calangianus è un piccolo museo dove viene narrata la storia di questa importante risorsa gallurese.
Fino agli anni '80 Calangianus è stata un punto di riferimento mondiale per la produzione di sughero; in seguito, con la crescita della produzione negli altri paesi (soprattutto in Portogallo) l’export è diminuito. Ciononostante, a Calangianus da maggio a settembre si continua ad ricavare sughero dalla corteccia della quercia da sughero - due terzi del sughero nazionale viene prodotto tra Luras, Tempio Pausania e Calangianus.
Si tratta di una sorta di seconda corteccia che questa quercia produce come protezione dalle minacce esterne. La decorticazione avviene sulle piante con una circonferenza superiore ai 60 cm (misurata a 1,30 m da terra). Dalla prima estrazione si ottiene un sughero di bassa qualità, chiamato sugherone o sughero maschio; le estrazioni successive, fatte ogni dieci anni, sono del cosiddetto sughero gentile. L'estrazione del sughero è una vera e propria arte che richiede molta esperienza; l'attività è regolata dalle autorità forestali.
La produzione del sughero in Sardegna viene fatta risalire all'epoca nuragica. Buona parte della produzione è destinata alla realizzazione dei tappi di bottiglia - la fortuna di Calangianus è dovuta proprio alla loro produzione!
Dolce tipico della tradizione sarda sono le pardule, conosciute anche come formaggelle.
Si tratta di piccoli cestini di pasta ripieni con formaggio fresco o ricotta di pecora e scorza d'arancia, tradizionali del periodo pasquali ma ormai diffusi tutto l'anno.
B&B La Vecchia Posta, a Calangianus. Tel. 340 491 8131
Affittacamere Gallurà, a Calangianus. Tel. 328 802 8172
B&B La Jatta, a Calangianus. Tel. 392 878 1144
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza NON raggiungibile in bus.
La località raggiungibile con il bus più vicina è Tempio Pausania, partendo dalla città di Olbia.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!