Tappa impegnativa, segnata dall’intensa salita al Passo di Variola, con un dislivello importante (pur priva di difficoltà tecniche).
Al passo segue un lungo traverso in ambiente molto panoramico, con begli scorci sull’immenso massiccio del Monte Rosa.
La salita al Passo Variola è molto lunga e faticosa: adatta a gambe ben allenate.
Talvolta il sentiero, nel tratto finale di salita, non è chiarissimo, occorre aguzzare l’occhio per individuare i segnavia e monitorare la traccia GPS.
Ci portiamo, su strada, in località Rosso. Da lì, superato il torrente Diveria in prossimità delle dighe, attacchiamo la lunghissima salita (1.700 m D+ circa). Dapprima nel bosco, all'ombra, con pendenza mutevole (qualche piccolo strappo ci fa faticare). Giunti all'Alpe Selvanera di Dentro (1.169 m), facciamo scorta d’acqua.
Riprendiamo quindi a salire e giungiamo all'Alpe Wolf, ne oltrepassiamo l’ampio pianoro e riprendiamo la salita verso l’Alpe Lorino (1.820), dove scopriamo il rustico bivacco Stefanetti. Continuiamo la salita e, poco dopo, usciamo dal limite boschivo; il tracciato si va facendo sempre più su pietraia. La pendenza diminuisce, ci da un po’ di tregua. Dopo aver perso leggermente quota in una conca glaciale, attacchiamo l’ultimo strappo verso il Passo di Variola (2.252 m) e all’arrivo finalmente veniamo premiati dalla vista, emozionante, sull’immenso Monte Rosa, a sud-est.
Ripreso fiato, perdiamo rapidamente quota (200 m D- circa) portandoci alla testa della Val Variola, quindi cominciamo un lunghissimo traverso che va lentamente scendendo. Il tratto, pur lungo, è molto scorrevole. Consigliamo una sosta all'Alpe Dorca, dove vive Luigi, pastore locale, bandiera di questi luoghi. Continuando a perdere quota, giungiamo al Rifugio San Bernardo, da cui parte una bella mulattiera che ci porta a località La Gomba.
L’Ecomuseo della Memoria di Boco Dipinta è un'iniziativa nata nel 2009.
Si tratta di un’esposizione di dipinti, sculture e ceramiche: le opere, sistemate in spazio aperto e sui muri esterni delle abitazioni, sono realizzate da artisti, professionisti e non, che gratuitamente le donano al museo. Ogni anno viene scelto un tema di riferimento per le nuove opere - nel 2019, il tema era “Alberi e Pietre”.
L’idea, di Tino Malino (gestore di una storica libreria di Magenta), è nata con l’obiettivo di far rivivere il borgo portando attraverso l’arte un nuovo impulso vitale.
Per maggiori info, orari e biglietti, si veda il seguente LINK.
Le Terme di Bognanco vantano una lunga storia: fu nel 1863 che una donna, bevendo alla sorgente di San Lorenzo, si accorse del forte pizzicore dell’acqua, chiedendosi se non fosse acquavite.
Il campo in cui sgorgava la fonte fu acquistato dal confessore della donna (al quale lei aveva raccontato l’esperienza) e cominciò così lo sfruttamento commerciale dell’acqua. Negli anni Venti del '900, Bognanco iniziò ad essere un centro termale e l'imbottigliamento venne automatizzato. Successivamente, durante il boom economico, le sue acque effervescenti e ricche di proprietà benefiche portarono a Bognanco moltissimi turisti e ne fecero una rinomata stazione termale.
La polenta alla Bognanchese è un piatto prelibato quanto… impegnativo: viene preparata con il sugo di carne, il formaggio, la besciamella e i funghi.
L’Albergo Ristorante Edelweiss di Bognanco continua a resistere, nonostante il drastico calo di turisti negli ultimi anni. Qui è possibile mangiare le specialità locali in un posto bello e accogliente.
Rifugio San Bernardo, in località San Bernardo (40 minuti prima di La Gomba). Tel. 345 521 2966
Camping Yolki Palki, a La Gomba. Tel. 0324 234245 - 349 344 6007
Bivacco Marigonda, sul tracciato della tappa successiva, a circa 4 chilometri dal Rifugio San Bernardo (da cui si può procedere in traverso, evitando di perdere quota scendendo a La Gomba, rimanendo sulla GTA); 12 letti, coperte, stufa, cucina a gas, acqua. Sempre aperto.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!