Il Sentiero Italia sfiora tangenzialmente i Monti Sibillini, senza però attraversarli. Così, l'azienda marchigiana Drop ci ha proposto di progettare un itinerario ad anello per dare modo a chi giunge a Visso lungo il Sentiero Italia di esplorare il cuore di questo Parco Nazionale.
La natura, anche nel lavoro ci serve, ci insegna, ci ricorda quanto è tutto piccolo rispetto a lei. Inutile essere B-corp quando non esiste una sensibilità diffusa. Impensabile immaginare il successo nel business se poi non c'è sostenibilità sociale; se questa manca, semplicemente le persone se ne vanno. E le persone sono tutto. - Drop
Ci siamo molto ritrovati nella filosofia di Drop e abbiamo perciò accolto con entusiasmo questa (inedita) proposta di collaborazione.
Nel progettare l'itinerario, abbiamo cercato di valorizzare i percorsi ufficiali del Parco e le strutture ricettive presenti, proponendo una varietà di ambienti, paesaggi e quote altitudinali.
A inizio luglio 2024 abbiamo effettuato la ricognizione dell’itinerario con il format walk with us, invitando il pubblico a unirsi liberamente a questa spedizione breve ma intensa. L’esperienza è stata fantastica: gruppo numeroso e ottima compagnia (tra cui Alfredo Celiberti, il founder di Drop), begli incontri lungo la via, tantissimi momenti “wow” e altrettanti spunti di riflessione. Provare per credere!
Si parte da Visso con una tappa di riscaldamento, priva di particolari difficoltà. Dal centro del paese prendiamo quota su strada, fino alla vecchia torre di avvistamento; da lì infiliamo il sentiero attraversando una folta pineta, quindi proseguiamo agili a mezzacosta per poi discendere al borgo di Ussita, che presenta le evidenti cicatrici del terremoto, dove possiamo concederci una pausa.
Da Ussita attacchiamo la seconda salita del giorno, la più intensa (600 m D+ ca.), su sentiero a tratti ripidino, ma ben segnato, tagliando qua e là i tornanti della strada asfaltata. Una parte della salita avviene su un percorso downhill, perciò bisogna prestare attenzione ai possibili ciclisti in veloce discesa.
Giunti alla frazione di Frontignano, seguiamo la strada fino ad arrivare alla bella sede di C.A.S.A., che vanta peraltro una ricca e variegata libreria, dove possiamo passare la notte.
C.A.S.A.
Tel. 3398145712
E-mail: casa@portodimontagna.it
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Baita Gioiosa
Tel. 349 5168628 - 3496120286
E-mail: baitagioiosa@gmail.com
C.A.S.A. (Cosa Accade Se Abitiamo) è un’associazione nata in seguito ai terremoti 2016/2017, con l’obiettivo di ridar vita alla zona colpita dai terremoti e offrire uno spazio di dialogo sui temi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Nelle parole dei fondatori, “C.A.S.A. è un porto di montagna: un crocevia di culture, energie, provenienze, esperienze e linguaggi differenti. È un luogo aperto a conversazioni, residenze temporanee in alta quota, progetti culturali, reti e progetti di valorizzazione per il territorio. Il tempo trascorso a C.A.S.A. segue le pulsioni e i respiri della Natura, connettendosi allo spirito selvaggio dei Sibillini. Tra il bramito di un cervo o l’ululato di un lupo. Ma anche un sassofono indisciplinato, un proiettore acceso sotto le stelle, un telescopio puntato verso la notte, una lettura sussurrata davanti al camino acceso”.
Iniziative simili meritano sostegno: passateci la notte, incontrate i fondatori e fatevi raccontare la loro storia, sarà un’esperienza che vi porterete dietro.
Per scoprirne di più, visita il sito web di C.A.S.A.
Dopo il riscaldamento della prima tappa, qui si inizia a sudare per davvero!
Da Frontignano risaliamo verso Passo Cattivo, seguendo dapprima gli impianti di risalita, quindi la panoramica dorsale del monte Cornaccione (bellissimi gli scorci sul versante occidentale del Monte Bove), infine su facile carrareccia.
Dal Passo Cattivo (1869 m) entriamo nel regno della Sibilla, affacciandoci al Vallone dell'Infernaccio. Dapprima perdiamo quota sulla carrareccia, poi ce ne stacchiamo e imbocchiamo un sentiero single track, a mezzacosta, a volte ricoperto dall’erba alta (bene monitorare la traccia gpx, specie in condizioni di scarsa visibilità) che dopo qualche saliscendi nella boscaglia prende quota - a tratti piuttosto bruscamente - e si assesta più in alto, sorvolando il vallone sottostante, con magnifica vista sul Monte Sibilla e la sua lunga cresta. La vista è incredibile, ma il sentiero a tratti è lievemente esposto, per cui occorre passo fermo e concentrazione.
Scesi poi fino all'eremo di San Leonardo, facciamo il pieno di acqua nella vicina fontana e, proseguendo la discesa, raggiungiamo il fondovalle, dove ci godiamo la frescura delle gole dell'Infernaccio e del torrente Tenna. Lasciate le gole dobbiamo superare le Pisciarelle (delle piccole cascate che ci piovono dall’alto, ottime per rinfrescarsi in estate), quindi su strada forestale raggiungiamo comodamente il Rifugio Rubbiano, un bel casale ristrutturato in cui si vorrebbe rimanere a lungo...
Rifugio Rubbiano
Tel. 3472311716
E-mail: pinturarifugio@gmail.com
Il nome dei Sibillini è dovuto alla leggenda medievale della maga Sibilla, incantatrice e indovina, regina di un mondo sotterraneo al quale si poteva accedere da una grotta posta sulla cima del monte omonimo.
Tra le opere letterarie sul tema, si segnala quella del francese Antoine de la Sale, che nel 1420 esplorò personalmente l’area e ne scrisse un racconto, Il paradiso della Regina Sibilla: il libro descrive dapprima il viaggio dell’autore, fermatosi alla prima sala della grotta; e poi, usando come escamotage la testimonianza oculare di un prete dal nome programmatico “don Antonio Fumato”, narra le avventure di un cavaliere tedesco che in precedenza si era inoltrato nelle viscere della terra, alla ricerca della maga. Superate prove degne del miglior Indiana Jones, il cavaliere varcò infine le soglie del regno della Sibilla, accolto a festa da bellissime dame e circondato da fantasmagoriche meraviglie. Dopo undici mesi di piaceri sotterranei, riemerso alla luce del giorno e resosi conto dei suoi peccati, si recò a Roma per chiedere l’assoluzione al papa, ma quello rifiutò, troppo grave era il peccato. Così il cavaliere ripercorse mestamente a ritroso la strada e, rassegnato, tornò tra le braccia della maga.
Dal Medioevo fino al secolo scorso, in molti si sono avventurati in cerca dell’accesso a quel paradiso dionisiaco; purtroppo verso la metà del Novecento, a seguito di maldestri tentativi di allargare l’ingresso facendo brillare la dinamite, il vestibolo della grotta è crollato definitivamente, consegnando al mistero i segreti della Sibilla Appenninica. Qualcuno vocifera che in realtà la grotta sia stata fatta saltare in aria volutamente, poiché luogo di culti misterici.
Quando il gioco si fa duro… Tappa campale per distanza e dislivello, ma che soddisfazioni!
Dal rifugio Rubbiano seguiamo per qualche chilometro il Grande Anello dei Sibillini, in continuo saliscendi, superando dapprima il torrente Tenna, quindi il torrente Ambro, toccando diversi paesini (degno di nota è soprattutto Piedivalle).
Da Capovalle comincia la lunga salita (1000 m D+ ca.): prendiamo una strada forestale in costante salita, prevalentemente nella boscaglia, che ci porta alla grande radura posta alla base del Balzo Rosso, una grande parete rocciosa rossastra. Ci dirigiamo verso il rifugio Città di Amandola (attualmente in ristrutturazione, nei paraggi troviamo una fontana, l'ultima della tappa), quindi cominciamo la risalita del versante orientale del monte omonimo, il tratto più penoso del giorno (la vista sulle colline marchigiane è splendida, ma la salita tira e non c’è ombra).
Sbucati tra i pratoni superiori, raggiungiamo il Casale Grascette, dove possiamo fare una sosta; quindi imbocchiamo il largo sentiero che risale la dorsale del monte Castel Manardo (dopo alcuni tornanti, occorre abbandonare il sentiero principale e camminare nell’erba, seguendo i paletti piantati nel terreno). La cima (1917 m) regala viste a dir poco spettacolari, in particolare sul monte Priora e i suoi verdi ventri.
La percorribilità è ottima, con un unico passaggio cui prestare attenzione, nella discesa verso la forcella Bassete. Dalla forcella riprendiamo a salire in direzione del Monte Acuto, per poi aggirarne la cima e sbucare sulla sella (1979 m - il punto più alto di questo anello) appena sotto il Pizzo Tre Vescovi. Da lì, una veloce discesa ci porta al rifugio del Fargno, dalla forma peculiare (pare un bunker antiatomico). Di fronte si palesa la drammatica parete nord del Monte Bove, tutta torrioni e strapiombi.
Rifugio del Fargno
Tel. 3388073795
E-mail: f.salerno8585@gmail.com
Tra tutti i monti incontrati in questo anello, quello più iconico è probabilmente il Monte Bove (2169 m), che abbiamo la fortuna di ammirare da più angolature nel corso dei giorni: un colosso roccioso, tutto torrioni e pareti scoscese.
In questo ambiente pascola pacifico il camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata), icona dell’Appennino Centrale insieme all’orso marsicano e al lupo italiano. Come questi, l’attuale presenza del camoscio è frutto di una reintroduzione attuata a partire dall’inizio del secolo scorso, quando solamente una manciata di esemplari sopravviveva abbarbicata sulle rupi più inaccessibili del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Oggi le Marche possono fregiarsi di ospitare circa 300 esemplari e la popolazione sembra in espansione.
Il camoscio appenninico si distingue dalle altre 9 sottospecie per le corna, le più lunghe in assoluto (fino a 30 cm, contro i 20 di media), e l’esteso manto giallastro, che d’inverno come d’estate ne adorna la gola (da qui l’epiteto scientifico ‘ornata’). Ciò che sorprende di più, tuttavia, non è tanto l’aspetto quanto la particolare storia evolutiva: il camoscio appenninico appartiene infatti alla stessa specie, Rupicapra pyrenaica, che oggi popola Pirenei e Cantabria, e non a quella distribuita estesamente tra Alpi e Caucaso, Rupicapra rupicapra. Questo fatto, insieme all’attuale isolamento delle popolazioni spagnole e italiane, testimonia indirettamente la complicata storia che sconvolse l’Europa a cavallo tra 250.000 e 60.000 anni fa, quando epocali mutamenti climatici costrinsero molti animali (umani inclusi) a intraprendere lunghe e caotiche migrazioni.
Dopo tanta salita, ora è (quasi) tutto in discesa.
Lasciato il Rifugio del Fargno, per alcuni chilometri camminiamo su una strada bianca in falsopiano, ammirando a lungo le forme cangianti del Bove. Si tratta di una bellissima promenade, ideale per le riflessioni del mattino. Poi torniamo su sentiero, perdiamo quota velocemente (500 m D- ca.) e, scendendo tra boschi e pratoni fioriti in un paesaggio da film western, raggiungiamo l’imponente santuario di Macereto, dalla base ottagonale: di fronte si srotola un lungo porticato che offre ombra e riposo.
Ripreso il sentiero, risaliamo appena verso la spalla nord-occidentale del monte Careschio; quindi torniamo a scendere su buon sentiero, tra il profumo dei pini, fino a ritrovare nell’ultimo km il sentiero percorso nel primo giorno; ripassiamo dalla torre di Visso e in breve siamo nel centro del borgo.
Una birra al bar Laghetto non ce la toglie nessuno…
Villa Colle
Tel. 3397265177
E-mail: villacollevisso@gmail.com
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La casa nel bosco
Tel. 3391601018
E-mail: info@ilborgovisso.com
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Il viale
Tel: 3452117937
E-mail: ilvialedivisso@gmail.com
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A Visso sono presenti diverse strutture ricettive!
Se si giunge da queste parti in estate, vale la pena consultare il programma del festival RisorgiMarche: è probabile che ci sia una tappa nei paraggi!
RisorgiMarche è un’iniziativa nata dalla febbrile mente di Neri Marcorè (peraltro sostenitore di Va’ Sentiero della prima ora!): un festival estivo diffuso, realizzato nei territori sconvolti dalle scosse sismiche del 2016, per rilanciare i luoghi e tenere accesi i riflettori.
Il format prevede una serie di concerti pomeridiani che si svolgono sui prati montani e nei borghi, in luoghi sicuri ed accessibili. Dal 2017, artisti italiani e internazionali si esibiscono in contesti paesaggistici spettacolari – senza palco né luci artificiali – richiamando migliaia di persone.
Nelle parole degli organizzatori: “Il modo ideale di partecipare è quello di partire presto per recarsi nel luogo del concerto, visitare i borghi, fare nuovi incontri ed amicizie, apprezzare i prodotti enogastronomici locali, acquistare i prodotti degli artigiani, per poi spostarsi verso il luogo del concerto. L’invito è anche quello di pernottare nella zona, prenotando in anticipo”.
Ah, i biglietti hanno un prezzo davvero simbolico, accessibile a tutti!
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Speriamo di avervi invogliato a mettervi in cammino sui Monti Sibillini. A noi hanno regalato davvero belle emozioni e speriamo di avervi invogliato a scoprirle.