Questa tappa è stata documentata grazie al contributo di Massimiliano Fabrin.
Tappa piuttosto lunga e faticosa (si può tuttavia spezzare a Serravalle di Carda), con una faticosa salita nella seconda metà; ma scorrevole, variegata e appagante,nel cuore della terra del tartufo.
La vetta del Monte Nerone (1.525 m) ci regala una vista strepitosa e vale tutta la fatica.
In caso di pioggia, a causa del terreno argilloso, la percorrenza può diventare difficoltosa: il terreno argilloso si trasforma in un pantano molto scivoloso.
Specialmente nella seconda parte, la segnaletica è spesso assente e la traccia sul terreno non chiarissima: bene tenere d’occhio la traccia GPS.
Prendiamo la strada carrozzabile che parte proprio dal tornante del passo di Bocca Serriola. Proseguiamo veloci, praticamente in piano, tra gli alberi e qualche sporadico calanco. In località Prati, laddove la carrareccia maestra vira scendendo verso nord, prendiamo la strada bianca sulla destra. Guadagniamo quindi la strada asfaltata, superiamo la cappella della Madonnina dei Cinque, poi il Monte Cucco (837 m) e teniamo la strada a lungo, fino a giungere nei pressi del Monte Castellaccio, dove ci stacchiamo dalla strada asfaltata e prendiamo la strada bianca sulla sinistra. Attraversiamo i Pian della Serra e aggiriamo da ovest il Monte Cagnino.
Arriviamo alla strada asfaltata, la seguiamo verso destra per qualche centinaio di metri e, a Cascina Acquapartita, riprendiamo il sentiero, staccandoci dal tracciato dell’E1. In rapido saliscendi superiamo il Monte Soma (956 m) e il Poggio Aguzzo (950 m), per poi scendere (affrontando qualche breve rampa e diversi passaggi invasi dalla vegetazione) versi il Pian di Trebbio, alla frazione Serbatoio di Serravalle di Carda (dove i più stanchi possono spezzare la tappa).
La seconda parte della tappa ha un ritmo molto diverso dalla prima. Ripartiamo lungo la strada asfaltata che sale al Monte Nerone, per staccarcene poco dopo e imboccare il sentiero sulla destra, col quale attacchiamo la lunga salita (700 m D+). Ci muoviamo sui tornanti nel bosco, con pendenza regolare. Quindi, un lungo traverso a salire ci riporta alla strada asfaltata, che attraversiamo giungendo al piccolo Rifugio Ranco (chiuso). Proseguiamo l’ascesa, senza strappi particolari, per ampi prati; giunti al Rifugio Corsini, il sentiero vira di 90° verso destra: risaliamo la pista da sci, passando sotto gli impianti di risalita. La salita tira ma è costante.
Arrivati sotto la cima, affrontiamo un ultimo strappo su sentiero leggermente esposto e guadagniamo infine la vetta del Monte Nerone (1.525 m), presidiata dalle antenne della RAI. La vista si apre: a sud-est, oltre alle tante cime minori del massiccio del Nerone, svettano il Monte Catria e i Sibillini.
Attacchiamo perciò la discesa (800 m D-) lungo il sentiero va tagliando la strada. Superiamo il Rifugio la Cupa e, dalle pendici del Monte del Pantano, continuiamo a scendere nel bosco seguendo il corso del torrente Fosso del Breccione, per poi passare ai piedi dei bellissimi bastioni rocciosi del Sasso del Re e del Sasso della Rocca: il tratto è molto suggestivo. Infine, una facile discesa ci porta al magico borgo di Pieia (654 m).
E’ incerta l’origine del nome del Monte Nerone.
Una versione popolare locale vuole esso derivi dalle fumate scure che si levarono dai suoi versanti a seguito di un forte terremoto. Un’altra ipotesi è invece legata al console romano Claudio Nerone, che nel 207 sconfisse i cartaginesi di Annibale sul vicino Metauro.
che qui avrebbe radunato le sue legioni prima della famosa Battaglia del Metauro (anno 207 a.C.) in cui sconfisse i cartaginesi. Un’ipotesi più recente fa invece riferimento al simulacro del dio Marte ritrovato sulla cima (durante le installazioni delle antenne televisive):
alcuni studi hanno infatti ipotizzato che il luogo fosse consacrato al culto di Nerio Martier, laddove nerio significherebbe valoroso, eroico.
Intorno a Pieia si possono ammirare dei veri e propri monumenti geologici. Di fronte all’abitato si stagliano il Sasso del Re, imponente obelisco di pietra, e il Sasso della Rocca, un torrione roccioso spesso usato come palestra dagli arrampicatori.
A circa quindici minuti di cammino dal paese invece si può vedere l’arco naturale di Fondarca (che possiamo ammirare lungo il percorso della tappa successiva). Si tratta di una formazione carsica formatasi nei secoli in seguito all’azione degli agenti atmosferici che, provocando il crollo della volta di una grotta, hanno lasciato un anfiteatro circolare di alte pareti calcaree, il cui portale è uno spettacolare arco sospeso a circa cinquanta metri di altezza.
A Pianello, frazione di Cagli, ogni anno si ripete la Sagra della lumaca, che vengono raccolte in grande quantità sulle pendici del Monte Nerone.
Ottime le lumache in porchetta, che si lasciano cuocere a lungo con aglio, peperoncino, finocchietto selvatico, mentuccia e pomodoro - una ricetta da buongustai, non usata in altri paesi vicini.
Hotel Ristorante Montenerone, a Serbatoio di Serravalle di Carda. Tel. 0722 90136
Ristorante Pensione Rossana, a Serbatoio di Serravalle di Carda. Tel. 0722 90146
Rifugio La Cupa, poco sotto la cima del Monte Nerone, con vista molto bella e aerea. Tel. 0722 90117
Casa Vacanze l’Arco di Fondarca, a Pieia. Tel. 340 561 7918 - 338 153 1132
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus, partendo dalla cittadina di Città di Castello.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!