Tappa di buona lunghezza, con tanti saliscendi e passaggi talvolta non semplicissimi; di bellezza straordinaria, ci regala l'arrivo a Punta Campanella, estremità della Penisola Sorrentina, affacciata su Capri.
Tappa da evitare nei mesi centrali estivi.
La tappa, pur priva di particolari difficoltà tecniche, richiede buona preparazione fisica, senso dell'orientamento ed esperienza su terreni difficili.
Diversi tratti del percorso sono infestati dalla vegetazione invasiva e occorre prestare attenzione tanto alla traccia GPS, quanto a dove si mettono i piedi (cercando sempre di rimanere sulla parte di sentiero a monte, onde non scivolare in basso a causa del fondo non sempre solidissimo): in particolare, si segnalano la discesa dopo Torca e il traverso successivo, nonché la salita verso il Monte San Costanzo da Nerano.
La discesa alla Baia di Recommone (il primo accesso al mare del giorno) costringe a passare all'interno di un ristorante privato: è necessario perciò accertarsi che lo stesso sia aperto, altrimenti non si passa (attualmente non vi sono altri percorsi aperti per scendere).
La salita da Nerano al Monte San Costanzo presenta tratti piuttosto ripidi; la successiva discesa a Punta Campanella avviene su terreno roccioso e dissestato, non semplicissimo: prestare attenzione.
Unici punti d'acqua a Torca e Nerano.
Lasciamo Colli di Campanelle su strada asfaltata, in leggera salita; quindi, nei pressi di un tornante, prendiamo il sentiero e iniziamo il lungo traverso affacciato sul mare. Poco dopo affrontiamo una discesa (150 m D- ca.) un poco ripida, quindi proseguiamo in saliscendi (affacciati sulle isole Li Galli) fino all'abitato di Torca, nella cui piazzetta troviamo una fontanella.
Lasciate le case, ritorniamo presto su sentiero e affrontiamo una nuova discesa (100 m D- ca.), attraversando alcune proprietà private; in questo tratto, il sentiero è spesso invaso dalla vegetazione (quindi non sempre facile da individuare) e bisogna farsi largo tra felci e rovi. Ignoriamo la deviazione verso il fiordo di Crapolla (a meno di non volersi fare un tuffo nelle splendide acque, ma sono 700 gradini a scendere e poi a salire) e procediamo a mezza costa attraversando una bellissima pineta, con lo sguardo sullo Scoglio Isca, un tempo appartenuto a Eduardo De Filippo. Andiamo lentamente degradando, fino a scendere (200 m D- ca.) con decisione, superando alcune case abbandonate, fino alla baia di Recommone, che raggiungiamo dovendo passare all'interno di un ristorante (è attualmente l'unica via percorribile), che deve perciò essere necessariamente aperto - bene accertarsene.
Attraversata la piccola baia di ciottoli, prendiamo il bellissimo sentiero costiero che porta alla Marina di Nerano; da quella spiaggia, lungo vie secondarie, risaliamo (150 m D+ ca.) velocemente fino all'abitato di Nerano, dove ci concediamo una pausa in vista dello sforzo successivo. Dal paesino infatti prendiamo il sentiero verso la baia di Ieranto per staccercane subito dopo e prendere delle scalette (poco visibili) sulla destra: iniziamo così la seconda parte di salita (250 m D+ ca., la vera sfida del giorno) verso la sella occidentale del Monte San Costanzo. Dopo una prima parte nel bosco, molto ripida, usciamo allo scoperto: la traccia è spesso invasa dalla vegetazione e a volte non vediamo dove mettiamo i piedi (perciò è bene tenersi sul lato a monte del sentiero).
Giunti infine sulla dorsale, anziché puntare la vetta rientriamo per poco nel bosco, proseguiamo in piano passando a fianco della strada asfaltata; poco dopo, di nuovo allo scoperto, attacchiamo la discesa (400 m D- ca.) verso Punta Campanella. Il sentiero, sempre chiaro, è complicato dal fondo sassoso e occorre prudenza. Al termine della discesa raggiungiamo una stradina lastricata e allunghiamo appena per concederci un momento alla vecchia torre d'avvistamento di Punta Campanella (probabilmente sorta sui resti di un antico tempio greco-romano), con vista incredibile su Capri: siamo all'estremità della penisola sorrentina.
Tornati sui nostri passi, percorriamo in salita leggera e costante (300 m D+ ca.) tutta la stradina lastricata fino a raggiungere l'abitato di Termini.
Termini è una frazione di Massa Lubrense, comune che si estende all'estremo della penisola sorrentina, davanti solamente il mare e l'isola di Capri.
La punta, che segna il ricongiungimento delle due facce costiere, si chiama Punta Campanella e il suo nome è legato al furto della campana della chiesa di Sant'Antonino: i pirati che la rubarono furono colpiti e affondati da una tempesta proprio davanti al promontorio, il 14 febbraio (giorno di Sant'Antonino). Da allora, si racconta, quel giorno si sente il suono del rintocco della campana salire dal fondo del mare.
Il vertice occidentale della penisola era conosciuto in epoca romana come Promontorium Minervae: sono stati rinvenuti numerosi resti che indicano la presenza di un insediamento romano. Secondo fonti letterarie, e recenti ritrovamenti, vi era anche un tempio dedicato a Minerva, che fu costruito su di un tempio greco precedente dedicato alla dea Atena. Nel 1334 fu costruita una torre di allarme, voluta da Roberto d'Angiò; la torre, che oggi prende il nome di Torre Minerva, era dotata di una campana per avvisare in caso di attacco dei pirati - una versione meno fantasiosa dell'origine del nome.
Davanti al fiordo di Crapolla è situata l'isola dell'Isca divenuta famosa per essere il luogo in cui Eduardo de Filippo soleva ritirarsi tra una tournée e l’altra. Nell'isolotto sono stati trovati i resti di una grande villa romana e numerose grotte, in una delle quali è presente l'attracco per la villa realizzata nel Novecento per il drammaturgo napoletano.
L'attore, oltre che la pace, qui trovò l'ultimo amore della sua vita, Isabella Quarantotti, la quale mentre era in barca nei pressi dell'isolotto riconobbe l'attore e lo incontrò per la prima volta. Numerose furono le opere che Eduardo scrisse in questo angolo di paradiso, in particolare la traduzione in napoletano della Tempesta di Shakespeare.
Nella casa, oggi non più appartenente alla famiglia dell'attore, è stato trovato anche un libro di ricette realizzate con prodotti dell'isola: il lentisco, il mirto, la pianta del cappero, l’olivo, il fico d’India, i pomodori e gli agrumi.
Tra le meravigliose spiagge della penisola, la Baia di Ieranto è una delle più belle e vanta una vista unica: quella sui faraglioni di Capri.
La meravigliosa insenatura sarebbe stata, secondo Plinio il Vecchio, il luogo in cui Ulisse incontrò le sirene. La baia è oggi parte dell'Area naturale marina protetta di Punta Campanella, caratterizzata dalle falesie calcaree che scendono nel mare. La Baia di Ieranto è situata poco sotto la Torre di Montalto, parte del sistema di torri a difesa dai pericoli provenienti dal mare. La baia rappresenta un luogo naturale che preserva la sua integrità nonostante i vari interventi dell'uomo: sono ancora ben visibili gli strumenti estrattivi di una vecchia cava e i terrazzamenti con le piante di ulivi.
Il territorio, in gran parte proprietà del FAI, è caratterizzato da una casa colonica, simbolo dell'architettura rurale, e dalla Casa Silentium, dove lo scrittore-viaggiatore Norman Douglas soleva cercare ispirazione per le sue opere.
Piatto simbolo dell'area sono gli spaghetti alla Nerano, inventati a Nerano, frazione di Massa Lubrense, negli anni '50.
La ricetta prevede spaghetti conditi con zucchine fritte, basilico fresco e provolone del Monaco, il formaggio più rinomato della penisola, un particolare tipo di caciocavallo protetto dalla DOP: realizzato con latte proveniente da vacche agerolesi, deve il suo nome ai pastori che scendono a vendere i loro formaggi a Napoli coperti da pesanti mantelle e con cappuccio, tanto da che sembrare dei monaci in pellegrinaggio.
Non si può lasciare la penisola senza aver assaggiato la granita al limone (a Nerano, al bar Cioffi, è arricchita da un goccio di limoncello).
Il limone è il simbolo di quest'area, dove molti abitanti erano armatori e commerciavano agrumi (le case in centro erano ampie per conservarli durante l'anno). La diversità morfologica generata dai Lattari (la costiera amalfitana scende sul mare con grandi pareti scoscese mentre quella sorrentina si sviluppa più dolcemente) si riflette in maniera evidente sui limoni: il limone sfusato amalfitano, coltivato sui terrazzamenti, gode di un clima particolarmente favorevole grazie all’esposizione a sud e ai monti Lattari che lo proteggono dai freddi venti del nord. Dall’altro lato, il femminiello sorrentino è coltivato in estesi giardini coperti con le “pagliarelle” - stuoie che servono a proteggere le piante dal freddo e dalle intemperie. Una differenza climatica e di produzione che dà vita a due varietà di limone molto diverse.
Hotel Piccolo Paradiso, a Massa Lubrense (è possibile raggiungere la località con la navetta). Tel. 081 8789240
A Termini si trovano numerosi affittacamere.
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus, partendo dalla città di Salerno.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!