Tappa breve con un costante saliscendi, molto godibile perché permette di immergersi nel Parco Nazionale della Sila.
Si parte dal Lago di Lorica per arrivare al Lago Ampollino, attraversando pinete, faggete ma anche praterie e borgate contadine. Qua e là anche qualche scorcio di wilderness.
Prestare attenzione all'uscita da Lorica: la strada in alta stagione è trafficata.
Durante il tragitto si incontrano alcuni cancelli per il bestiame che occorre aprire (e richiudere, sempre!).
La segnaletica verticale non è sempre presente (nonostante il tracciato sia sempre chiaro).
Lasciato il centro di Lorica con il lago alle spalle, camminiamo inizialmente su asfalto. Quindi passiamo su sentiero e costeggiamo una diga, peculiare perché erbosa e fatta di terra. Iniziamo dolcemente a prendere quota, costeggiando il bacino ma senza vederlo perché immersi nella pineta.
Saliamo gradualmente (200 m D+ ca.) costeggiando il Monte Palombelli, per poi valicare: la vegetazione cambia e ci troviamo immersi nelle faggete. Il percorso continua nel bosco e iniziamo così la discesa (250 m D- ca.), continua e senza strappi, fino alla strada di Caporosa.
Usciamo dalla faggeta per rientrare nella pineta; tuttavia in diversi punti il panorama si apre. Attraversiamo poi un bellissimo pianoro (sembra il Canada!) dove spesso pascola il bestiame; c'è anche un alpeggio abbandonato dove sostare e ristorarsi.
Terminata la discesa percorriamo un facile tratto pianeggiante, fiancheggiando un ruscello, per poi tornare su asfalto per gli ultimi km lungo la strada che va per Caporosa; sul percorso incontriamo tante case contadine.
Tra i numerosi popoli che hanno abitato la Calabria ci sono i Bruzi (dal latino Bruttii).
Vissuti durante il IV secolo a.C., fanno parte delle popolazioni indoeuropee che si distribuirono sulla penisola italica e che oggi vengono genericamente definite “popoli italici”. Non si conosce bene la loro origine; l'unica cosa certa è che fossero accomunati agli altri popoli italici dalla lingua, l'osco.
La letteratura identifica i Bruzi come un popolo di pastori asserviti ai Lucani, ai quali però si ribellarono. Le tribù ormai libere formarono una lega e conquistarono il colle su cui fondarono come capitale la città di Cosentia. I Lucani continuarono ad identificare i Bruzi come ribelli, dopo essere stati sconfitti nella "battaglia della Rocca Bretica" da un esercito guidato da una condottiera - tant'è che il patto di pace è ricordato come "Pace di Donna Brettia".
I Bruzi vengono descritti nelle cronache romane come un popolo di guerrieri sempre pronti alla guerra, carattere che ha contribuito alla loro grandezza ma che ne ha anche decretato anche la caduta: dopo aver fortificato i propri insediamenti e aver iniziato a battere moneta consolidando il proprio tessuto sociale, cominciarono a nutrire mire espansionistiche contro le città della Magna Grecia, le quali sconfitte dovettero subire pesanti tributi imposti. L’ascesa dei Bruzi allarmò Roma che, dopo averli sconfitti ripetutamente, annesse il loro territorio alla Repubblica (270 a.C.); da allora i Romani cominciarono a sfruttare i boschi della Sila.
Le braci della vendetta continuarono comunque ad ardere: durante l'invasione di Annibale i Bruzi si ribellarono a Roma, venendo poi puniti duramente a seguito della sconfitta del condottiero cartaginese e diventando di fatto schiavi.
San Giovanni in Fiore è il centro più grande della Sila e viene considerata una sorta di capitale del territorio.
Il borgo è situato nell'area della Sila Grande e deve la sua fama all'Abbazia Florense fondata dall'abate Gioacchino da Fiore - grande profeta rivoluzionario calabrese citato nel XII canto del paradiso di Dante.
L'abbazia, in ottimo stato di conservazione, è ancora oggi l'attrazione principale del paese e nonostante i vari ammodernamenti subiti nel corso dei secoli, conserva ancora alcuni elementi originali, come i rosoni lobati. Il portale di stile gotico nasconde la semplicità dell'interno della chiesa romanica (ritrovata dopo lo smantellamento della parte barocca) che è arricchita dallo straordinario gioco di luci che si crea attraverso i trafori presenti dietro l'abside - alcuni sostengono che la figura composta sia riferibile agli studi teologici sulla trinità di Gioacchino.
Le spoglie dell'abate fondatore riposano nella cripta della chiesa.
Il lago Ampollino è il primo dei tre laghi artificiali realizzati sull'altipiano della Sila, grazie alla costruzione di una diga inaugurata nel 1927 alla presenza del Re Vittorio Emanuele III.
Esso bagna tre province diverse: Cosenza, Crotone e Catanzaro. Collegato tramite una condotta forzata al lago Arvo, le sue acque vanno ad alimentare una centrale idroelettrica. Come nel lago Cecita, anche nell’Ampollino sono state rinvenute tracce di antichi insediamenti, risalenti all'età del bronzo: pugnali, asce e alabarde.
Il dolce tipico del cosentino è la pitta 'mpigliata e San Giovanni in Fiore è il suo luogo di origine. Il nome dialettale deriva delle lingue semitiche araba e ebraica dove pita significa “schiacciata”; ma l'origine del dolce risale al XVIII secolo, quando veniva usato nelle cerimonie nuziali.
La pitta è composta da diverse girelle di frolla arricchita con il cognac o il vermouth, le scorze d'arancio e altri aromi; vengono farcite con frutta secca, uvetta e miele. Le girelle vengono disposte una accanto all’altra in una forma rotonda che, dopo essere stata cotta al forno, si mantiene per tutta la durata delle feste.
A Caporosa non sono presenti strutture ricettive; occorre piantare una tenda (magari nei pressi del lago, dove lo spazio abbonda).
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus, partendo dalla città di Cosenza con cambio a Camigliatello.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!