Tappa corta, facile e molto rilassante.
Ci lasciamo alle spalle le pareti strapiombanti di Rocca Busambra e scendiamo nella bella Piana degli Albanesi, col suo lago e la sua cultura albanofona.
Scendendo dal Monte Leardo, ad un tratto attraversiamo un cancello di filo spinato e prendiamo un sentiero inizialmente non facilissimo da individuare: monitorare la traccia GPS.
Punti d'acqua assenti.
Lasciata Masseria Rossella, prendiamo una larga strada sterrata e circumnavighiamo il Monte Rossella da est, in leggera salita (250 m D+ ca.), camminando tra prati e cipressi, fino a raggiungere la cima del Monte Leardo (815 m), con bella vista verso nord. Superato un cancello di fil di ferro, prendiamo un tracciolino che va scendendo con decisione (350 m D- ca.), inizialmente non facile da identificare. Poco dopo la traccia migliora e scendiamo all'ombra del bosco, fino a sbucare su una stradina bianca nella grande piana.
Camminiamo tra i campi fino ad arrivare alle porte della frazione di Santa Cristina Gela, quindi viriamo verso ovest e ci immettiamo nella strada provinciale, costeggiando da nord un tratto del grande Lago di Piana degli Albanesi; in corrispondenza dell'estremità settentrionale del lago, prendiamo la stradina sulla destra, superiamo un sottopasso e subito dopo curviamo a sinistra su una sterrata; infine torniamo su asfalto e poco dopo giungiamo nel paese di Piana degli Albanesi, con la sua atmosfera inusuale, le sue chiese ortodosse, i volti dai tratti slavi.
Piana degli Albanesi è il più importante centro arbëreshë d'Italia.
Gli Arbëreshë sono gli Albanesi d'Italia, una minoranza etno-linguistica che si è insediata nel Meridione nel XV. Le genti provenienti dal Regno di Albania crearono numerose città che continuano a mantenere gli usi e costumi fino ai giorni nostri, in particolare la lingua arbëresh - varietà di albanese discendente del dialetto tosk - o tosco. In fuga dal Regno di Albania a seguito dell'invasione ottomana, essi portarono con loro il rito greco-bizzantino, ancora oggi fulcro della società. La lotta contro la dominazione turco-ottomana prende il nome di rilindja, che in italiano si traduce in rinascimento o risorgimento, ed è il sentimento nazionale albanese.
L'esodo ebbe inizio dopo la morte del condottiero Giorgio Castriota Skanderbeg. Una diaspora graduale che nel 1485 vide l'arrivo dei profughi in Sicilia, appoggiati dalla Serenissima - intenta a ripopolare i centri abbandonati della Sicilia interna, colpiti da disastri e carestie. Nel secolo successivo nuovi esuli dall'Albania trovarono nelle città arbëreshë un porto sicuro dove continuare a vivere nella propria nazione.
Gli abitanti furono partecipi di numerose vicende italiane, dando per altro un significativo sostegno ai movimenti mazziniani e all'avanzata garibaldina nell'isola.
Durante il movimento dei Fasci Siciliani (sul finire del XIX secolo), i lavoratori di Piana degli Albanesi, guidati dal medico Nicola Barbato, diedero vita a numerosi scontri con le forze dell'ordine. I proletari urbani, i braccianti, gli operai, scesi in piazza per rivendicare i loro diritti e chiedere nuove riforme che garantissero eque condizioni sociali, furono ferocemente repressi dal governo di Francesco Crispi.
La stessa tenacia popolare si palesò anche contro i fenomeni mafiosi. Il primo maggio del 1947 nella vicina località di Portella della Ginestra fu commesso quello che a detta di molti fu il primo attentato mafioso in senso moderno. La banda del bandito Giuliano sparò verso la folla di contadini ritrovatisi per festeggiare la Festa dei Lavoratori: undici persone furono uccise, numerosi furono i feriti. La vicenda ebbe un'enorme eco in tutta Italia e fin da subito fu evidente il nesso tra il potere politico e quello mafioso, nel reprimere le istanze dei lavoratori. A ricordo della terribile strage, a Portella della Ginestra è stata realizzata un'opera di land art come memoriale.
Piana degli Albanesi è anche considerata il luogo di nascita della letteratura arbëresh, la lingua della diaspora. La lingua viene tramandata oralmente anche grazie ai papas (sacerdoti del rito greco-bizzantino) che dicono la messa in arbëresh - tranne la domenica, quando la messa viene celebrata in greco.
Tra i molti personaggi illustri che hanno contribuito allo sviluppo della letteratura arbëresh c'è Giuseppe Schirò, primo professore universitario in Italia nella cattedra di Lingua e Letteratura albanese. Il valore poetico e contenutistico delle sue opere (i poemi “Rapsodie Albanesi” o "In terra straniera") sono state riconosciute anche in patria.
Molti degli scrittori e poeti arbëresh si esprimevano grazie a La Nazione Albanese, rivista fondata nel 1897 da Anselmo Lorecchio, che oltre a tramandare le tradizioni folkloristiche si arricchì di contenuti civili e politici.
Piana degli Albanesi vanta il più antico bacino artificiale di Sicilia, che coi suoi 310 ettari è anche uno dei più grandi. L'invaso fu realizzato nel 1923 bloccando il corso del fiume Belice Destro, creando uno scenario paesaggistico di indubbio fascino.
L'acqua del lago, compiendo un dislivello complessivo di 475 metri, andava ad alimentare le turbine della centrale idroelettrica di Casuzze nella città di Palermo - oggi quella in contrada Guadalami. Negli anni il lago ha ospitato numerose specie animali e vegetali tanto da diventare un'oasi WWF.
La più antica chiesa di Piana degli albanesi è quella di San Giorgio, ma la cattedrale è quella dedicata a San Demetrio Megalomartire realizzata nel 1589: sede dell'Eparchia di Piana degli Albanesi, è stata la sede del vescovo dal 1784 al 1924. Nelle chiese ortodosse non ci sono statue ma soltanto affreschi e la cattedrale di San Demetrio si distingue per la loro bellezza. A realizzarli fu Pietro Novelli, tra il 1641 e il 1644. La meravigliosa navata centrale, arricchita dal soffitto a cassettoni ricco di dipinti, nasconde un’irreparabile danno del patrimonio artistico: gli interventi per realizzarla, degli anni '60 del Novecento, distrussero le cappelle laterali, numerosi stucchi barocchi e due altari in pregiato marmo rosso locale. Nonostante ciò, ancora oggi rimane un meraviglioso esempio di fusione tra aspetti del cristianesimo occidentale e quello orientale.
Custode della storia cittadina è il Museo Etno-antropologico Nicola Barbato, negli edifici dell'ex Oratorio di rito greco San Filippo Neri.
Dalla storia della diaspora agli oggetti della civiltà contadina, passando per i costumi tradizionali e il tragico episodio di Portella della Ginestra, il museo offre una sintesi della storia del paese. Di particolare interesse sono gli abiti tradizionali tra cui il ricco costume da sposa.
Piana degli Albanesi è particolarmente rinomata per il cannolo, a detta di molti il più buono della Sicilia.
Dalla grandezza notevole, si differenzia dagli altri per una ricotta grezza e meno lavorata. Forse il suo segreto sta nella vicinanza ai pascoli - e quindi nella freschezza del prodotto.
Il cannolo siciliano è un dolce composto da una cialda di farina, uovo e vino a forma di cono fritta nello strutto, farcito con ricotta lavorata con lo zucchero a velo, che può essere arricchita con gocce di cioccolata o canditi.
Numerosi sono i bar che li propongono; spicca su tutti Extrabar alla fine della salita, lungo la via principale del paese.
La gastronomia locale offre un'ampia scelta tra i piatti della tradizione siculo-albanese. Tra i tanti vale la pena menzionare il pane, bukë, dalla forma rotonda realizzato secondo l'antico metodo di fermentazione naturale.; la focaccia (kulurunë); gli gnocchi (strangujët) conditi con il pomodoro e molto basilico.
Tradizionali del periodo di Pasqua sono le uova rosse che vengono mangiate il sabato santo dopo mezzogiorno. Si tratta di uova bollite con l'aggiunta di un colorante rosso - una volta venivano tinte con la cipolla rossa o la barbabietola.
Bed & Breakfast Rampante, a Piana degli Albanesi. Tel. 328 108 6677
A Piana degli Albanesi sono presenti diverse strutture ricettive.
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza NON raggiungibile in bus.
La località raggiungibile con il bus più vicina è Marineo, partendo dalla città di Palermo.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!