La tappa è di media lunghezza e buon dislivello, quasi tutta su buon tracciato, con splendidi paesaggi sui Monti Peloritani, il Mar Ionio, il Tirreno.
Il Santuario di Dinnammare ci offre una balconata impareggiabile sulle Isole Eolie.
Punti d'acqua assenti eccezione fatta per la paninoteca di Don Minicu (anche all'arrivo non ci sono fontane né strutture): portare ottime scorte.
Il primo chilometro, da forte San Jachiddu, manca di segnaletica.
Partiamo da forte San Jachiddu risalendo lentamente la piccola traccia fatta in discesa nella tappa precedente, fino a riprendere la carrozzabile che traversa a mezzacosta, verso destra. Poco dopo riprendiamo a salire (250 m D+), sempre su comodo fondo, verso il Monte Tidora, tra bellissimi boschi di eucalipti e querce da sughero che infine lasciano spazio ad ampie vedute sul Mar Tirreno e sulle isole. Dalla sella sottostante il Monte Ciccia, perdiamo quota (100 m D-) fino a raggiungere la strada provinciale, che attraversiamo prendendo una traversa sulla destra.
Dopo 1 km, prendiamo la carrozzabile sulla sinistra e proseguiamo comodamente in leggero saliscendi; quindi ritorniamo su asfalto e giungiamo a Portella San Rizzo (località Quattro Strade), dove si ubica l'ottima paninoteca Don Minicu (unico punto acqua della tappa, ne approfittiamo).
Riprendiamo la carrozzabile nel bosco, col suo consueto saliscendi, circumnavigando il Puntale Ferraro da nord-ovest. Una ripida salita (100 m D+) ci fa riguadagnare la provinciale, che attraversiamo continuando su carrozzabile in piano; dopo poche centinaia di metri, imbocchiamo un sentiero sulla destra, in prossimità di un'area attrezzata. Saliamo per un tratto breve ma intenso; quindi, in prossimità del Monte Ranchiglia, iniziamo a percorrere la dorsale in salita lieve e costante (450 m D+), correndo paralleli alla strada provinciale, che talvolta incrociamo.
Superato il bel Parco Avventura dei Peloritani, attacchiamo l'ultimo strappo verso il santuario di Dinnammare (1.127 m), purtroppo sovrastato dalle antenne. Il panorama è strepitoso e ci godiamo un gran tramonto.
Proprio sopra la città di Messina si eleva il monte di Dinnammare, alto 1.128 metri: segna l'inizio della catena montuosa dei Peloritani.
La catena montuosa, che insieme ai Nebrodi e alle Madonie forma l'Appennino Siculo, si estende per 65 km, da Capo Peloro fino all'altopiano dell'Argimusco, in una stretta linea di cresta da cui si può godere del panorama dei due mari - proprio da questa particolarità la località prende il nome di Dinnammare, dal termine latino bismaris.
La cima più alta dei Peloritani è la Montagna Grande (1.374 m).
I primi abitanti conosciuti della Sicilia Orientale furono i Siculi: le testimonianze greche attestano la loro presenza nel 756 a.C..
Il nome proviene dal re siculo Sikelòs, ma le origini di questa popolazione rimangono incerte. Alcuni ritengono fosse un ceppo delle popolazioni italiche che abitavano la penisola, spinti dalla pressione della popolazione degli Opici. Questa teoria contempla però la presenza antecedente di un altro popolo, quello dei Sicani, che secondo alcuni vennero scacciati dalla nuova popolazione verso Ovest, secondo altri lasciarono quest’area a seguito dell'eruzione dell'Etna.
Alcune ipotesi inseriscono i Siculi tra i cinque Popoli del Mare che aiutarono il faraone Merenptah nella guerra contro i Nove Archi: chiamati Šekeleš, i Siculi sarebbero stati un popolo di abili navigatori che facevano razzie nel Mediterraneo.
Secondo Virgilio la capitale dei Siculi era Paliké, che sorgeva sui laghetti Palici, luogo di culto dei due gemelli Palici - figli del dio Adrano e della ninfa Etna.
Nonostante le incertezze sulle origini, si sono ritrovati numerosi reperti che attestano la presenza del popolo siculo dall'Età del Rame fino a quella del Ferro. A partire dell'Età del Bronzo i Siculi dovettero confrontarsi con l'arrivo dei coloni greci, dai quali la popolazione sicula venne man mano assorbita.
Sull'altura del monte di Dinnammare spicca il forte di Dinnammare, struttura militare un tempo parte del sistema difensivo dei Forti Umbertini.
Costruiti nel XIX secolo, servivano a controllare il passaggio dello Stretto di Messina. I forti erano interrati, così che l'artiglieria sparava senza essere vista dal nemico. Divennero obsoleti e persero la loro importanza quando lo sviluppo dell'aviazione li rese facilmente individuabili.
Nonostante il passare del tempo, sono rimasti intatti e rappresentano un ottimo esempio di architettura militare: circondati da ampi fossati, sono costituiti da molti e ampi spazi ipogei.
A fianco del forte sorge il Santuario della Madonna di Dinnammare, nato a seguito della magica apparizione di un'icona sacra: una versione vuole il suo ritrovamento ad opera del pastorello Occhino, un'altra invece la vuole portata dal mare da due mostri marini.
La Madonna di Dinnammare viene festeggiata dal 3 al 5 agosto, giorni in cui l'icona viene trasferita dal paese di Larderia al santuario.
Importante prodotto della città è la Birra dello Stretto, frutto di una storia di resilienza che rinfresca l'anima.
A seguito dell’acquisto della nota Birra Messina da parte di una grossa multinazionale, la produzione è stata spostata in un'altra regione. I birrai locali, costretti a trasferirsi molto lontano da casa, hanno deciso di licenziarsi e coi soldi della liquidazione hanno acquistato gli stabilimenti del vecchio birrificio, continuando a fare quello che sapevano fare bene: la birra.
La Birra dello Stretto riporta sulla bottiglia il numero 15, per ricordare i quindici operai che hanno continuato a credere nella loro città e nel loro lavoro. Oggi propongono tre linee diverse di birre, tra cui una non pastorizzata, che provengono dalla tradizione della brassicola messinese.
A Dinnammare è presente una foresteria in cui si può dormire, chiedendo il permesso al prete del santuario (padre Nino). Tel. 090 730247
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza NON raggiungibile in bus.
La località raggiungibile con il bus più vicina è Giostra Villa Lina, partendo dalla città di Messina.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!