Tappa molto lunga e caratterizzata da ampio dislivello positivo.
La fatica viene ricompensata dagli ottimi panorami sul versante occidentale della Majella (col Monte Amaro ben in vista, 2.793 m) e sulla Valle di Taranta goduti dalla cresta del Monte Porrara (2.137 m).
Tappa molto lunga e faticosa: da non sottovalutare, riservata ai più allenati. Bene partire alle prime luci.
Cartellonistica intermittente: bene monitorare la traccia GPS.
MTB: solo per i più esperti; alcuni tratti a spinta.
La rampa per la cresta da Guado di Coccia è sdrucciolevole.
Unico punto acqua a Campo di Giove: bene fare buona scorta, ne avremo bisogno.
Lasciamo Pacentro e scendiamo (150 m D- circa) lungo la carrozzabile su cui si compie la Corsa degli Zingari (gara tradizionale locale); giunti a una chiesetta, si gira poco dopo a sinistra e si prende subito un sentiero sulla destra: attacchiamo la lunga e facile salita (500 m D+ circa) verso Campo di Giove, seguendo il corso della valle per diversi chilometri. Ritornati su carrareccia, arriviamo quindi a Campo di Giove - dove facciamo rifornimento di acqua.
Usciti dall'abitato sulla strada provinciale, prendiamo il Sentiero della Libertà sulla sinistra e saliamo (600 m D+ circa) alternando prati e bosco, su buon tracciato. L'ultima parte di salita è su una rampa molto ripida, sotto gli impianti di risalita.
Giunti al valico di Guado di Coccia, anziché scendere verso Palena, giriamo a destra seguendo i pali delle piste da sci e risaliamo (400 m D+ circa) l'ampia dorsale del Monte Porrara, in continuo saliscendi; la traccia alterna tratti in cresta, mai esposti, a tratti appena sotto la cresta, sul versante orientale. Il tratto è molto panoramico. Superata la Cima Ogniquota (2.100 m) scendiamo un po' (100 m D- circa) prima di affrontare una ripida ma breve rampa (100 m D+ circa) che ci porta sulla cima del Monte Porrara (2.137 m).
Una lunga discesa (850 m D- circa) su ottimo tracciato nel bosco di faggi ci porta alla strada asfaltata; la attraversiamo e riprendiamo il sentiero che costeggia un fosso. Dopo qualche centinaio di metri prendiamo la strada carrozzabile verso sinistra e procediamo per qualche chilometro costeggiando le pendici del monte Pizzalto (1.969 m), fino a immettersi sulla strada asfaltata, che prendiamo verso destra; giunti al bivio per Rivisondoli, prendiamo a destra e giungiamo in breve nel borgo grazioso.
Rivisondoli, insieme a Roccaraso e Pescocostanzo, ospita il comprensorio sciistico dell'Alto Sangro, la più rinomata area per gli sport invernali del Centro-Sud.
In quest’area il turismo iniziò con l'annessione al Regno d'Italia e crebbe nel secondo dopoguerra fino alla fine del XX secolo.
La II Guerra Mondiale segnò duramente il territorio dell'Alto Sangro perché attraversato dalla famosa Linea Gustav, luogo di numerose battaglie.
Realizzata dai nazisti nell'autunno del 1943 per ostacolare l'avanzata degli alleati sbarcati a Salerno, era dislocata lungo le cime appenniniche per tagliare l'Italia in due nel tratto più stretto della penisola. La linea fu sfondata il 18 maggio del 1944, decisiva fu la famosa battaglia di Cassino. La strategia di ritirata dei tedeschi prevedeva una strategia di "terra bruciata", per non lasciare posizioni favorevoli e di riposo agli avversari: molti comuni vennero interamente fatti saltare in area, tra cui Roccaraso, Campo di Giove, Ateleta e Roccacinquemiglia. Per gli abitanti di Rivisondoli trovarsi sulla linea Gustav significò vivere violenze e soprusi: molti uomini si rifugiarono in montagna arruolandosi con i partigiani della Brigata Majella.
La ferocia della dominazione nazista ha lasciato una cicatrice indelebile con l'eccidio di Pietransieri: il 21 novembre del 1943, nella località di Limmari, vennero trucidate 128 persone inermi, di cui la maggior parte donne e bambini, colpevoli solo di non aver abbandonato il proprio paese, contravvenendo all’ordine di sgombero dell’esercito tedesco. L'unica superstite dell'efferata strage fu Virginia, una bambina di soli sei anni che si salvò perché nascosta sotto il cadavere della madre.
Oggi a Pietransieri è presente un sacrario che ricorda le vittime innocenti.
Intorno a Rivisondoli si estendono i maggiori altipiani d'Abruzzo, di cui il più famoso è il Cinquemiglia: situato a 1.250 m, è uno dei luoghi più freddi d'italia (per questo è conosciuto come la Siberia del Mediterraneo); con i suoi 9 chilometri quadrati è il più grande dei quattro altipiani carsici della zona (numerosi gli inghiottitoi).
Attraversato dalla Strada Statale 17, mette in collegamento l'Alto Sangro con la Valle Peligna e in passato fu un'importante via di comunicazione (pare che Vittorio Emanuele II sia passato di qui per andare ad incontrare Garibaldi a Teano) - ma ricca di insidie: vista la mancanza di ripari, le diligenze la percorrevano velocemente per evitare assalti e d'inverno c'era il serio rischio di essere sepolti dalla neve.
Lungo gli altipiani potrete vedere passare un vecchio treno che sale lento verso Rivisondoli: è la Transiberiana d'Italia. La linea Sulmona-Carpinone, negli anni Ottanta, è stata così soprannominata per il fascino dei paesaggi che ricordano le steppe siberiane (la vera transiberiana parte da Mosca e arriva a Vladivostok, sulla costa pacifica, percorrendo più di 9.000 km!).
Lunga 129 km, la Transiberiana d'Italia è una straordinaria opera d'ingegneria: nonostante il notevole dislivello (la stazione Pescocostanzo-Rivisondoli, posta a 1.268 m, è la seconda per altezza dopo quella del Brennero), non utilizza la cremagliera. La ferrovia, realizzata nel 1897, utilizza invece un'ingegnosa serie di tornati.
Negli anni Novanta vennero chiuse varie tratte della linea ordinaria per lo scarso utilizzo, fino alla soppressione nel 2011. Dal 2014 le Ferrovie delle Stato hanno deciso di riaprirla al turismo in quanto ferrovia storica: oggi, da agosto a dicembre, permette ai passeggeri di godere di un viaggio su treni d'epoca attraverso i paesaggi e i piccoli borghi dell'Appennino.
Un piatto tipico della tradizione sono i cazzarielli e fagioli, un piatto ricco e sostanzioso che aiuta a scaldarsi durante i rigidi inverni. I cazzarielli, piccoli gnocchetti fatti di acqua e farina, vengono aggiunti alla zuppa di fagioli, verza e guanciale.
Le ferratelle sono il dolce simbolo dell'Abruzzo. In ogni paese assumono un nome diverso: neole, cancellate, catarrette, rosoncelle - a Rivisondoli vengono chiamate pizzelle.
Si tratta di cialde dolci che possono essere morbide o croccanti, cotte tradizionalmente sul fuoco sopra un ferro di ghisa dalla trama romboidale.
Hotel Garnì La Rua Nel Bosco, a Rivisondoli. Tel. 0864 641370
B&B La Piazzetta, ottima struttura a Roccaraso (a 5 km da Rivisondoli). Tel. 0864 63426
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus partendo dalla cittadina di Sulmona.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!