Questa tappa è stata documentata grazie al contributo di Giorgio Cambiano.
Una tappa breve e facile ci conduce al meraviglioso borgo di Pacentro, camminando ai piedi dell'immenso panettone della Majella.
Si attraversano luoghi di pascolo per pecore ed è pertanto possibile incontrare cani da pastore: prestare attenzione e ed evitare qualsiasi atteggiamento di sfida.
Punti acqua assenti.
Da Roccacaramanico riprendiamo la strada carrozzabile che sorvola il paese, verso sud; poco dopo la lasciamo per infilare il sentiero (ben segnato) sulla sinistra, che scende lentamente tra i pascoli; sopra di noi, a est, si impone l'enorme versante occidentale della Majella. Dopo poco più di un chilometro, il sentiero va gradualmente risalendo (200 m D+ circa) verso il Passo San Leonardo, caratterizzato da una vecchia struttura ricettiva ben visibile a distanza.
Giunti al valico, proseguiamo sul sentiero (non sempre visibile: occorre prestare attenzione ai segnavia, ben posizionati) e iniziamo la lenta discesa (700 m D- circa) verso il paese di Pacentro, alternando ampi pratoni a brevi intermezzi boschivi.
Superiamo una strada asfaltata e continuiamo su tracciato sterrato, andando a tagliare ripetutamente i tornanti su fondo talvolta sdrucciolevole; un ultimo tratto a mezzacosta ci regala una bellissima vista dall'alto su Pacentro, con le sue torri svettanti. Poco dopo entriamo nel magico centro.
La Majella, la montagna madre, è uno dei pochi monti dal nome femminile - che deriva da Maia, la più bella delle Pleiadi.
La dea del fuoco e della fertilità venne tra le montagne abruzzesi in cerca di erbe miracolose per curare il figlio Ermes (avuto con Giove), ferito in battaglia. Non trovandole a causa della neve, Ermes morì. Il messaggero degli dei (e dio dei ladri) venne seppellito sul Gran Sasso, che ancora oggi conserva il profilo del gigante che dorme (soprannome con cui il monte viene talvolta ancora chiamato). Maia, distrutta dal dolore, si accasciò sulla Majella e la montagna prese la forma di una donna che guarda verso il mare, pietrificata dal dolore.
Tra le montagne del Morrone e la Majella si snoda il Sentiero della Libertà, che va da Sulmona a Palena. E’ stato così nominato perché era il percorso che i soldati anglo-americani, sudafricani e neozelandesi facevano fuggendo dal Campo di prigionia 78 di Sulmona (a Fonte d'Amore), sul finire della II Guerra Mondiale. Sotto la guida dei partigiani, i fuggitivi attraversavano il Guado di Coccia e si ricongiungevano ai propri eserciti oltrepassando la Linea Gustav.
Nell'autunno 1943/'44 la popolazione locale supportò con fervore i fuggiaschi, ospitandoli e aiutandoli - tanto che lo storico Roger Absalom la definì la strana alleanza; la vicenda fu resa nota dal racconto autobiografico di John Evelyn Broad, Poor people, poor us:
"Per alcuni la guerra sarà ricordo di vittorie gloriose conquistate da uomini armati che avanzano insieme. Per noi il grande ricordo sarà quello di una difficile fuga sostenuta da gente di buon cuore, che ci aveva salvato rischiando la vita mentre noi lottavamo per andare avanti aiutandoci l'un l'altro come meglio potevamo. Povera gente, poveri noi."
Sulmona, a pochi km da Pacentro, è la città natale del poeta romano Ovidio, le cui parole sono un simbolo cittadino: sullo stendardo cittadino campeggia la scritta SMPE, acronimo del primo verso che il poeta latino dedica alla sua città (Sulmo Mihi Patria Est).
La cittadina, situata al centro della valle Peligna, ha saputo mantenere le tracce della sua lunga storia nonostante il terribile terremoto del 1706: le rovine romane del tempio di Ercole Curino; l'acquedotto medievale, fatto costruire da Federico II; l'Eremo di Sant'Onofrio al Morrone fondato nel 1293 da Pietro da Morrone, futuro papa Celestino V.
In tutte la montagne del Centro-Sud riecheggia il nome di Celestino V e dei suoi seguaci: i celestini. Conosciuto come Pietro da Morrone, fu proclamato santo nell'anno della sua morte (1296) dal suo successore Bonifacio VIII, colui che lo spinse a lasciare il pontificato (e ne volle probabilmente la morte).
Celestino V si trovò ad essere papa un po' per caso. Da una parte c'era la lotta tra i cardinali italiani e francesi, dall'altra la pressione di Carlo II d'Angiò; la scelta ricadde su Pietro da Morrone per la sua grande fama e, soprattutto, per la sua scarsa esperienza di governo che ne fece un papa facilmente manipolabile.
Come papa emise la Bolla del Perdono con cui veniva elargita l'indulgenza plenaria a chi avesse visitato la Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L'Aquila tra il 28 e il 29 agosto, istituendo così la tradizione della Perdonanza che perdura fino ai giorni nostri.
Pietro da Morrone segnò la cristianità più che con il suo papato con la sua figura dedita all'ascetismo e alla solitudine; deve il suo nome proprio al Monte Morrone dove visse le sue prime esperienze di eremitaggio, proseguite poi anche nelle grotte inaccessibili dei monti della Majella. Fu fondatore di numerosi eremi e abbazie e la sua spiritualità fu un esempio per tanti frati che riempirono le montagne del Centro Italia di piccoli eremi, dando una nuova spinta alla spiritualità cristiana occidentale.
Pacentro è famosa anche per aver dato i natali ai nonni della cantante Madonna e dell’ex segretario di stato americano Mike Pompeo.
La Corsa degli Zingari è una folle gara podistica che viene fatta a Pacentro ogni prima domenica di settembre… a piedi scalzi!
C'è chi dice che sia stata importata dai Longobardi e chi la vuole istituita dal condottiero Giacomo Caldora; l'unica cosa certa è che la corsa vanta secoli e secoli di storia. La denominazione Corsa degli Zingari non ha nulla a che vedere con i gitani: l’espressione dialettale indica "persone con pochi stracci".
Tra il sacro e il profano, il percorso è breve ma molto ardito. Si parte dalla roccia tricolore sul Colle Ardinghi, davanti al paese, e ci si butta a tutta velocità nella scarpata, con una ripidità folle, per arrivare alla chiesa della Madonna di Loreto. Nonostante la pericolosità della gara, non si annoverano incidenti gravi; i corridori arrivano tuttavia con i piedi completamente distrutti alla chiesa, dove vengono "curati" con l'aceto. La corsa è una tradizione molto sentita, a partecipare sono solo gli abitanti di Pacentro e vincerla è un grande vanto!
Un'altra tradizione pacentrana è quella delle Mongolfiere.
Durante la festa patronale (la Madonna della Misericordia, 8 maggio) i quartieri si sfidano nella costruzione del pallon: mongolfiere fatte di carta velina e cordino di canapa arricchite da illustrazioni allegoriche, religiose e non. Le Mongolfiere vengono poi fatte volare dalla Piazza Umberto I.
Simbolo di Pacentro è il Castello di Caldora, con le sue altissime torri. Il castello fu costruito dai Normanni e porta il nome del condottiero Giacomo Caldora, che lo restaurò e ne fece una delle sue principali roccaforti. Era stato parzialmente distrutto da Federico II di Svevia; nel 1703 il terremoto lo danneggiò duramente.
Una torre è detta Longobarda e la più alta è detta del Re, a ricordo della visita del Re di Napoli.
Da qualche anno a Pacentro è attiva una zipline che consente un volo di un chilometro e mezzo appesi ad un filo d’acciaio, sorvolando il paese e godendosi la bellezza del borgo medievale da una visuale unica ed emozionante!
Il piatto tipico di Pacentro è la polta, di derivazione contadina composto da fagioli, cavoli, patate, olio, aglio e peperoncino. Un piatto semplice e gustoso che si può degustare d’estate alla Sagra della Polta.
L'aglio rosso di Sulmona è diventato un presidio Slow Food per le sue caratteristiche uniche: dalle tuniche rosse vinaccia e dal sapore intenso, quasi piccante, quest’aglio è rinomato per le sue ottime proprietà farmacologiche. Una ricetta tipica è quella dei crastatelli sott’olio.
Da secoli Sulmona è rinomata per la produzione di confetti, che iniziò con l'arrivo dello zucchero in Italia intorno al XV secolo; famose erano le decorazioni del monastero di Santa Chiara.
L'uso di ricoprire di zucchero la frutta secca è testimoniato in varie zone ed epoche; a Sulmona la tradizione è così radicata nei secoli che il confetto è riconosciuto come prodotto agroalimentare tradizionale.
B&B San Marco, a Pacentro. Tel. 347 480 1758
B&B Pacentro. Tel. 339 322 2940
B&B In Centro a Pacentro. Tel. 349 784 1697
A Pacentro sono presenti numerosi affittacamere.
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza NON raggiungibile in bus.
La località raggiungibile con il bus più vicina è Sant'Eufemia a Maiella, partendo dalla città di Chieti.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!