Tappa abbastanza breve, di dislivello modesto, prevalentemente in dorsale e su ottimo tracciato; grandiose le viste sull'Etna.
Suggella il tutto il bellissimo rifugio d'arrivo.
Unici punti d'acqua sicuri all'arrivo; vi è una fonte a poche centinaia di metri dalla partenza a Piano Margi, lungo il sentiero, ma la fontana è franata e il tubo sostitutivo di gomma non è sempre attivo.
Iniziamo la tappa in salita (350 m D+ ca.), su buon sentiero con pendenza costante. Raggiunta la dorsale sulla spalla occidentale di Pizzo dei Frinzi, proseguiamo fino alla sella a sud-est di Monte Poverello (chi ha fiato, può salirne la vicina cima, merita); dalla sella, ritorniamo su comoda strada sterrata, dapprima in falsopiano a scendere, quindi in saliscendi mai aggressivo lungo il crinale, per diversi chilometri.
Incrociamo talvolta delle strade, ma i segnavia ci indicano agevolmente la direzione. Superato Pizzo Riposto, affrontiamo l'ultima salitina (150 m D+ ca.) verso Pizzo Acqua Bianca (1.211 m), quindi scendiamo dolcemente e, superata una sorgente, raggiungiamo la piana di Postoleoni, con un'area attrezzata al centro della quale si trova una grande vasca circolare; a fianco troviamo il bel rifugio della Forestale.
Nei primi anni Duemila, nel comune di Mandanici è stato ristrutturato il monastero ortodosso dell'Annunciazione della Santa Madre di Dio.
Composto dal katholikon (chiesa con battistero) e l'annesso monastero, il complesso risale al 1100 e faceva parte della diocesi bizantina di Taormina. Da quando il monastero è stato restaurato sono tornati i sacerdoti ortodossi, provenienti dalla Calabria e dalla Grecia, a gestire la badia.
Presente nel comune di Casalvecchio Siculo è presente l'affascinante chiesa dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò.
Si caratterizza per l'aspetto fortificato, da riferirsi allo stile siculo-normanno. Di particolare bellezza è la policromia della struttura esterna, data dall'alternanza di mattoni in cotto, pietra lavica e pietra serena locale. Fu costruita nel 1117 dai Normanni grazie a Ruggero II, che concesse al monaco basiliano Gerasimo il permesso di riedificare un antico monastero costruito nel VI-VII secolo (probabilmente danneggiato durante l'invasione mussulmana).
Al monastero furono annessi numerosi possedimenti nella vallata di Agrò, in cui abbondavano le produzioni di olio e vino: fu un punto di riferimento per tutto il territorio fino al XVIII secolo.
Tipico vino del versante tirrenico dei Peloritani è il mamertino di Milazzo DOC, un antico vino legato alla penisola di Capo di Milazzo, poi esteso in tutta la provincia messinese.
Il nome è legato ai Mamertini, provenienti dalla Campania e stabilitisi nell'attuale provincia di Messina nel III secolo a.C., quali mercenari a supporto della città di Siracusa. Alla morte del tiranno Agatocle rimasero senza lavoro: molti rientrarono in patria, altri decisero di prendere la città di Messina e farne la base per le scorribande piratesche. La conquista della città di Messina da parte dei Cartaginesi li costrinse a chiedere l'aiuto di Roma e questo evento scatenò la prima delle Guerre Puniche.
Il lascito più importante dei Mamertini (Mamers era un antico Dio della fertilità, trasformato in Marte, dio della guerra) è proprio la tradizione vitivinicola, già molto apprezzata in epoca romana - addirittura, il vino Mamertino viene citato nel De Bello Gallico di Giulio Cesare. Il Mamertino DOC è composto da un 60% di Nero d'Avola e dal 40% di Nocera e se ne trovano anche versioni banche e rosate.
Rifugio Postoleoni, in località omonima (gestito dalla Forestale, occorre chiedere le chiavi). Tel. 090 64011
A fianco del rifugio troviamo una capanna col tetto in paglia, sempre aperta, con un braciere e un paio di panche, utile come riparo di fortuna.
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza NON raggiungibile in bus.
La località raggiungibile con il bus più vicina è Altolia, partendo dalla città di Messina con cambio a Giampilieri Marina.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!