Tappa di media lunghezza, prevalentemente su carrozzabile o strade secondarie.
Alla partenza ci godiamo la vista del lago Liscia e all'arrivo quello del Parco di Monte Casteddu.
Tappa da evitare nei mesi centrali estivi.
Punti d'acqua assenti, portarne buona scorta.
Nella prima parte occorre guadare un piccolo fiume; prestare attenzione a non scivolare.
Si incontrano diversi cancelli che occorre aprire (e richiudere, sempre).
La segnaletica è discontinua, non sempre presente: bene monitorare la traccia gps.
Lasciamo il borgo di Sant'Antonio in direzione della diga di Liscia. Camminiamo paralleli alla strada, quindi dopo lo Stazzu Campo di Idda lasciamo l’asfalto e dobbiamo scavalcare un meretto a secco, per proseguire tagliando la collinetta di Pirrigheddu: il tratto è privo di traccia e bisogna andare a occhio, monitorando la traccia gpx; poi, per un breve tratto, camminiamo su una vecchia ferrovia abbandonata.
Quindi lasciamo il sentiero per rimetterci su strada e la percorriamo quasi fino alla diga, per poi prendere il sentiero sulla destra, segnalato dai cartelli ma poco visibile: è poco tracciato e dobbiamo fare attenzione stare attenti. Andiamo così scendendo (100 m D- ca.) verso il fiume Liscia, attraverso un tratto ripido e scosceso, dopo il quale proseguiamo su carrozzabile per poco più di mezzo chilometro, per poi deviare e guadare il fiume. Il letto del Liscia è largo qualche metro e non ci sono punti per attraversare: l’unica è togliersi le scarpe.
Dopo il guado attacchiamo una lunga carrozzabile attraverso il bosco e ci imbattiamo in una fonte d'acqua. Procediamo per diversi chilometri fino allo Stazzo Capriuleddu, dove torniamo su strada asfaltata; nei paraggi si trova un'erboristeria gestita da due milanesi.
Lasciamo la strada asfaltata e torniamo a risalire (250 m D+ ca.), attraversando la dorsale verso ovest, lungo un labirinto di carrozzabili e stradine ricoperte dalla macchia mediterranea; il tracciato non è chiaro ed è facile perdere la via. Dobbiamo attraversare delle recinzioni per raggiungere il parco di Fonte Filetta, che oltre alla fontana d'acqua presenta molte sedute dove riposarsi.
Da qui proseguiamo agilmente fino a Luogosanto. Prima di raggiungere il centro del paese la tappa allunghiamo per il Parco di Monte Casteddu dove possiamo ammirare una fantastica vista sul paesaggio gallurese e la Capanna delle Riunioni, posta all’interno di un sito nuragico.
La bandiera dei Quattro Mori, simbolo della regione Sardegna, è diventato uno degli stemmi più iconici del popolo sardo.
La sua nascita viene fatta risalire al periodo della dominazione aragonese, il primo esemplare attestato risale al 1281. La vulgata quattrocentesca racconta che questo stemma nacque in seguito alla battaglia di Alcoraz del 1096, vinta dagli Aragonesi contro i Mori, nella quale restarono sul campo le teste di quattro sovrani mori. La raffigurazione di tali teste divenne parte della bandiera aragonese. Dopo l'unificazione dei regni di Aragona e Castiglia il simbolo aragonese rimase come stemma dell'Isola e durante il dominio di Carlo V divenne ufficiale.
Sopra il centro abitato di Luogosanto si trova il Parco di Monti Casteddu.
Il parco è un'area naturalistica caratterizzata da una grande lecceta e dalla presenza di numerosi massi granitici, oggi diventati spettacolari location per l'arrampicata sportiva bouldering: centinaia di blocchi con le più svariate difficoltà attirano arrampicatori da tutto il mondo.
Il parco prende il nome da una delle tre cime granitiche che sovrastano il paese di Luogosanto. All'interno dell'area si trova la Capanna delle Riunioni, un'enorme capanna circolare risalente al periodo nuragico, il cui tetto è stato ricostruito con legni e frasche. Caratterizzata dal focolare posto al centro e circondato da ben 40 sedili in pietra, era un luogo in cui si tenevano le riunioni politiche.
Nella vallata di Crisciuleddu è presente una quercia da sughero secolare, alta 20 metri con una circonferenza di quasi 4 metri: è classificata tra gli alberi monumentali italiani.
All'interno del comune di Luogosanto si trova il Castello di Balaiana, una struttura difensiva che controllava un'importante via di comunicazione del Giudicato di Gallura.
Realizzata nel secolo XI durante il governo di Costantino I, denota caratteristiche architettoniche che vengono fatte risalire alle maestranze pisane. I pochi resti del castello, di cui rimangono la torre e una cinta muraria, si trovano su un promontorio di roccia granitica. Poco distantesi trova la chiesa di San Leonardo, realizzata con il granito locale.
Situato all'interno della Gallura più profonda, l'Eremo di San Trano è ancora oggi un'oasi di tranquillità: Fu edificato nel XIII secolo nel luogo in cui i santi Nicola e Trano vissero da anacoreti tra il IV e V secolo. Il paesaggio caratterizzato dalla roccia granitica faceva da sfondo alla piccola grotta, oggi inglobata nell'eremo, che accolse i due santi.
L'eremo, situato sopra un enorme pianoro granitico, rispecchia la semplicità francescana con la sua navata unica, i pavimenti in granito e il tetto con le travi a vista.
Piatto tipico della gallura è la zuppa gallurese: pane raffermo bagnato con brodo di carne, ricoperto di formaggio vaccino e cotto al forno.
Chiamata anche suppa cuata (“zuppa nascosta”), ha l'aspetto di una lasagna ed è comune trovarla servita con il pane carasau e ricoperta da pecorino stagionato. Un piatto semplice e sostanzioso, che con pochi poveri ingredienti riusciva a sfamare la pancia e soddisfare il palato.
B&B Casa di Pietro, a Luogosanto. Tel. 340 484 6828
Hotel Ristorante San Trano, a Luogosanto. Tel. 079 657 3026
A Luogosanto sono presenti diverse strutture ricettive.
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus, partendo dalla città di Olbia.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!