Una tappa di media lunghezza e in gran parte nel bosco, senza motivi di interesse particolare se non alcuni scorci sui versanti boschivi delle Serre e il bel borgo di Serra san Bruno, con la sua bellissima Certosa.
La segnaletica è molto scarsa e i segnavia sono discontinui: prestare attenzione alla traccia GPS.
Alcuni tratti (non molti) sono invasi dai rovi, bisogna prestare attenzione.
Punti acqua assenti.
Lasciamo Torre di Ruggiero e prendiamo sulla destra una stradina in direzione di un rudere, arrivati al quale sterziamo a sinistra; su strada sterrata, attacchiamo la salita (350 m D+ ca.), tutta nel bosco, su fondo a volte un po' scombinato, ma sempre ben evidente. Nell'ultima parte, il percorso è invaso da alcuni rovi tra i quali dobbiamo farci strada. Giunti a una sella, in corrispondenza di un crocicchio, svoltiamo a sinistra e attraversiamo la sommità boschiva di Monte Cucco (959 m), quindi scendiamo gradualmente (200 m D- ca.) fino a raggiungere la statale: viriamo a sinistra costeggiandola dall'alto, attraversiamo e, scavalcando il guard rail, prendiamo una stradina (asfaltata, diventa presto sterrata) che scende dapprima a fondovalle, poi risale (150 m D+ ca.) per ampi tornanti verso il Monte dell'Impiccato (903 m).
Discendiamo (100 m D- ca.) allo scoperto, tra le felci, fino a raggiungere una nuova stradina asfaltata, che prendiamo verso sinistra fino a raggiungere una grossa segheria e lì svoltare a destra; poco dopo, ci stacchiamo dall'asfalto e prendiamo una sterrata; dopo un paio di km in piano, affrontiamo una salitina (150 m D+ ca., tutta in ombra) verso il Colle Morrone (925 m), superato il quale prendiamo a scendere lentamente (150 m D- ca.), presto nuovamente su asfalto, fino a raggiungere le prime case di Serra san Bruno e, poco dopo, il bel centro del paesino, con le sue case antiche e colorate.
La storia di Serra San Bruno è legata al monaco Bruno di Colonia, la cui vita lunga e affascinante lo vede protagonista della nascita di uno dei movimenti religiosi più importanti della cristianità, quello dei Certosini.
Dopo aver fondato nel 1084 la prima Certosa nella zona di Chartreuse, vicino Grenoble, la dovette abbandonare a seguito della chiamata del Papa Urbano II. L'allontanamento dai suoi confratelli e dall'atmosfera di preghiera lo sconvolse tanto profondamente che decise di rifiutare la carica di Arcivescovo per tornare alla sua vita di solitudine. Fuggito da Roma verso la Calabria insieme alla corte papale in seguito all'invasione dell'imperatore tedesco Enrico IV, ottenne, grazie alle concessioni di Ruggero I d'Altavilla, il permesso di costruire nell'attuale area di Serra San Bruno una nuova oasi di pace adatta alla sua vita contemplativa. Alla fine dell'XI secolo, gli operai che lavoravano alla costruzione della Certosa di Serra San Bruno cominciarono a stabilirsi nei dintorni e le loro abitazioni costituirono il primo nucleo del paese di Serra. Nei secoli successivi la Certosa, passata all’ordine dei Cistercensi e poi nuovamente ai Certosini, fu oggetto di ricostruzioni e ampliamenti. Nel 1783 fu distrutta dal terremoto che sconvolse la Calabria e i monaci dovettero abbandonare il monastero, soppresso nel 1808 e poi riedificato in stile neogotico alla fine del secolo.
Oggi nella Certosa vive una comunità di Certosini che rispetta la regola della clausura, pertanto il monastero non è accessibile al pubblico.
È stato ipotizzato a più riprese che nella Certosa abbiano trovato rifugio Ettore Majorana, famoso fisico misteriosamente scomparso alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale (come raccontato anche da Leonardo Sciascia nel bellissimo libro La scomparsa di Majorana), e il pilota che sganciò la bomba su Hiroshima.
Nella sua opera Il ponte di San Giacomo, l'antropologo Luigi Lombardi Satriani ipotizza che la celebrazione di Halloween prenda vita nel mondo contadino di Serra San Bruno, in particolare per l'usanza di svuotare la zucca e intagliarla con i tratti di un viso umano. L'arrivo di questa tradizione in America sarebbe legato ai processi migratori. Anche la tradizione del "dolcetto o scherzetto", secondo lo studioso, nasce in questo territorio.
A qualche chilometro dalla bellissima Certosa, nel luogo di eremitaggio di San Bruno, sorge il Santuario regionale di Santa Maria del Bosco, consacrato nel 1094 alla presenza di Ruggiero d'Altavilla.
All'interno del Parco regionale delle Serre si estende il Bosco Archiforo, dove vive l'abete bianco più alto d'Europa, ben 55 metri d’altezza e con un tronco della circonferenza di 5,5 metri. I boschi, in prevalenza di abeti bianchi, occupano un quarto dell'intero parco.
Ormai divenuto un prodotto conosciuto in tutta Italia e non solo, la cipolla rossa di Tropea rappresenta una delle migliori varietà del noto bulbo. Alcuni attribuiscono l'introduzione di questa varietà già ai Greci o ai Fenici.
Coltivazione tradizionale della costa tirrenica, gode di ottime caratteristiche nutrizionali nonché di gusto. Il suo acceso colore rosso è dovuto alla ricca presenza di antocianine (particolari pigmenti vegetali).
Pietanza tipica sono gli spaghetti alla serrese, un piatto veloce e gustoso con tonno, alici, pomodoro, aglio, capperi e l'immancabile peperoncino.
Dolce tipico della Commemorazione dei Defunti in tutto quello che era il Regno di Napoli sono gli 'nzuddi, biscotti speziati alle mandorle.
Hotel Conte Ruggero, a Serra di San Bruno. Tel. 0963 72059
Hotel Certosa, a Serra di San Bruno. Tel. 0963 71538
Foresteria del Santuario di Santa Maria nel Bosco, a 3 km dal paese in direzione sud (oltre la Certosa). Tel. 377 295 1066 (don Bruno)
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus, partendo dalla città di Catanzaro con cambio a Chiaravalle.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!