Tappa di buona lunghezza, ma facile e scorrevole, priva di strappi. Alla dolcezza del paesaggio si contrappone lo sfacelo dei piccoli borghi devastati dal terremoto, tra cui quello (bellissimo) di Norcia.
Nella seconda metà del percorso, da Campi Vecchio in poi, si attraversano diversi borghi distrutti dal terremoto, pericolanti e ancora pieni di macerie: occorre prestare attenzione e muoversi velocemente per minimizzare il rischio di crolli improvvisi.
Unico punto d'acqua a Capo del Colle.
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Lasciamo Visso costeggiando il piccolo torrente sulla pista ciclabile che rientra presto su strada asfaltata. Ha inizio la lunga e facile salita (600 m D+ circa) verso il Colle dell'Acquaro, lungo tutta la Valle di Visso: la strada lascia il posto a una carrozzabile costruita per collegare Norcia e Visso subito dopo il terremoto.
Laddove il bosco si apre ammiriamo il morbido paesaggio del Monte Merigone e del Monte Cavolese. Giunti al Colle dell'Acquaro (1.200 m), anziché proseguire sulla carrozzabile verso Campi Vecchio, prendiamo a sinistra su buon sentiero; attraversiamo il Monte Macchialunga (1.273 m) per poi discenderne (400 m D- circa) il versante orientale fino all'abitato di Campi.
Ci muoviamo su strada verso Campi Vecchio (risalendo per 100 m D+ circa) per poi proseguire su strada a mezzacosta attraversando alcuni borghi devastati (Capo del Colle, Piè la Rocca), con le macerie che invadono le stradine. Dopo Piè la Rocca passiamo su strada carrozzabile e ci dirigiamo verso Forca d'Ancarano; dal valico (1.008 m) scendiamo agilmente (400 m D- ca.) verso il bellissimo borgo fortificato di Norcia.
Situata tra la Val Nera e i monti Sibillini, Norcia è la città che ha dato i natali a San Benedetto e a sua sorella, Santa Scolastica, sul finire del V secolo d.C.. San Benedetto da Norcia, proclamato patrono dell'intera Europa nel 1964, è il fondatore del monachesimo occidentale e a lui si deve la famosa regola ora et labora, ispiratrice della vita nei monasteri benedettini.
La città di Norcia fu edificata probabilmente dai Sabini su precedenti insediamenti preistorici, umbri ed etruschi. Il suo nome deriverebbe dalla divinità etrusca Northia, assimilata alla dea romana della fortuna e del fato; all’inizio di ogni nuovo anno, come rito di buon augurio dedicato alla dea, veniva piantato un chiodo nel muro del tempio, usanza che serviva forse anche per contare gli anni.
Purtroppo la città di Norcia ha subito nel corso dei secoli frequenti e disastrosi terremoti: quello del 1328 causò circa 5.000 vittime e il crollo della maggior parte degli edifici, nel XVIII e XIX secolo altri sismi sconvolsero l’assetto urbanistico, mentre i terremoti del 1979 e del 2016 hanno lasciato ferite tuttora aperte.
Le ripetute ricostruzioni hanno in gran parte cancellato l’impronta medievale della città, che oggi presenta una struttura ottocentesca. Nel centro storico sono caratteristici gli edifici bassi con i muri perimetrali rinforzati, secondo le regole della legislazione pontificia dopo il sisma del 1859 (che determinò il crollo di 600 edifici sui 676 esistenti).
Nella piazza centrale di Norcia, simbolo artistico della città, si trovano il Palazzo Comunale, la Basilica di San Benedetto (costruita sulla casa natale del santo) e la Castellina, fortezza rinascimentale che ospita il Museo Civico e Diocesano.
Purtroppo gli eventi sismici del 2016 hanno distrutto sia il Palazzo Comunale, sia la Basilica di San Benedetto - il cui campanile è crollato distruggendo la navata. In attesa della ricostruzione, l'unico edificio della piazza a resistere è l'imponente Castellina, salda rocca quadrilatera usata come presidio militare dalla Chiesa fin dal XVI secolo; dall'edificio un cunicolo sotterraneo segreto conduce all’esterno della cinta muraria, consentendo veloci fughe in caso di necessità.
Facendo il giro delle mura medievali (a forma di cuore!), si possono ammirare le bellissime 7 porte di Norcia, ognuna delle quali corrisponde a un quartiere; per alcune di loro il nome indica la direzione delle strade che le attraversano (Porta Romana, Porta Ascolana, Porta Patino).
Nel IX secolo Norcia attraversò un periodo di profonda depressione e venne quasi totalmente abbandonata. Nella pianura nursina si sopravviveva grazie a un’agricoltura autarchica; al contempo, si fece sempre più importante l’allevamento del maiale, la cui carne lavorata poteva essere venduta nei paesi vicini, diventando mezzo di sostentamento e di scambio (l’abilità degli allevatori nursini, le conoscenze empiriche e le pratiche chirurgiche svolte sui suini si fusero con le conoscenze anatomiche dei monaci benedettini, dando luogo alla nascita di una Schola chirurgica, riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa, che consentì a un piccolo gruppo di persone del luogo di eseguire interventi chirurgici, fino ad allora praticati solo da monaci).
Così negli anni si sviluppò la norcineria, l’arte locale della lavorazione della carne di maiale, che ancora oggi produce ottimi derivati, insaccati e non, conosciuti e apprezzati ovunque. Il più celebre è sicuramente il Prosciutto di Norcia, prodotto a Indicazione Geografica Protetta dal 1998, caratterizzato dalla forma a pera e dal gusto non troppo salato, arricchito da odori e spezie, in particolare il pepe.
Oltre agli insaccati, Norcia è famosa per il suo tartufo nero e per la produzione di cioccolato.
B&B La Vineria, a Norcia. Tel. 0743 817485.
Affittacamere San Lorenzo, a Norcia. Tel. 331 171 8575
A Norcia sono presenti diverse strutture ricettive.
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus, partendo dalla città di Civitanova Marche con cambio a Macerata.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
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Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!