Una tappa di media lunghezza, con la prima metà quasi esclusivamente su strada o carrozzabile; principalmente tra noccioleti e castagneti, quindi quasi esclusivamente in ombra.
Con questa tappa cominciamo la deviazione verso i Monti Lattari e quindi verso la Penisola Sorrentina!
La tappa fa parte della bretella del Sentiero Italia che percorre l’Alta Via dei Monti Lattari. Chi volesse evitarla e proseguire sulla direttrice principale, proseguendo verso Sud, scorra direttamente alla tappa 255, in direzione Serino.
La tratta compresa tra Celzi e il Monte Salto rappresenta una variante al Sentiero Italia, scelta per l’impraticabilità del tratto (attualmente).
Segnaletica assente, prestare attenzione alla traccia GPS.
Diversi tratti di sentiero sono completamente ricoperti dalla vegetazione o addirittura inesistenti.
Punti d'acqua assenti, portare buona scorta.
Lasciata Contrada, prendiamo una strada secondaria e poco dopo ci immettiamo in un sentiero in traverso, che va gradualmente salendo (100 m D+ ca.) il versante sud-orientale del Monte Bufoni, immerso tra piantagioni private di noccioli e castagni (e talvolta ricoperto da qualche rovo o erbaccia). Giunti a un incrocio in località Castello, continuiamo su sentiero scendendo (100 m D- ca.) fino alla strada provinciale, che prendiamo verso destra arrivando in breve alla strada che conduce alla frazione di Celzi.
Teniamo la destra e proseguiamo per circa 1 km, per poi svoltare a sinistra lungo un'altra strada asfaltata che diventa subito carrozzabile. Al primo bivio prendiamo la strada carrozzabile che sale verso destra; continuiamo per poco più di 2 chilometri circondati dal bosco salendo (200 m D+ ca.) fino ad incontrare un'altra asfaltata, che percorriamo fino a incrociare la provinciale. Qui svoltiamo alla prima via a sinistra per riprendere nuovamente la salita (250 m D+ ca.), seguendo sempre la strada principale fino ad incontrare un bivio dove terremo la sinistra.
Saliamo gli ultimi metri fino ad incontrare un sentiero sulla sinistra, sempre circondati da piantagioni di nocciole. Proseguiamo lungo questo sentiero, a tratti ricoperto di erbacce. Giunti al termine, puntiamo versi il crinale del Monte Salto - bisogna fare molta attenzione e seguire la traccia dato che il sentiero non è molto visibile e soprattutto non vi è alcuna segnaletica. Continuiamo così, facendoci strada tra la vegetazione che invade il sentiero, poi incontriamo il cancello del recinto delle mucche sulla nostra sinistra (poco visibile), lo apriamo e proseguiamo lungo questo sentiero.
Scendiamo (400 m D- ca.) lungo il sentiero a tratti poco visibile (tenere sempre sott'occhio la traccia GPS), fino ad incontrarne uno largo, ben pulito, utilizzato dalla forestale. Seguitiamo sui tornanti per poi deviare a destra e raggiungere una carrozzabile, che a tratti diventa sentiero. Incontriamo nuovamente la strada asfaltata; presso un bivio prendiamo la strada a sinistra (Via Emilio Coppola) che ci conduce in direzione Castello San Severino.
Risaliamo appena attraversando così il castello. Da qui, proseguiamo lungo un sentiero tutto a tornanti che ci porta giù (150 m D- ca.) fino alla piazza di Mercato San Severino.
Il toponimo di Mercato San Severino nasce dall'identità territoriale dell'area, infatti, è sempre stato un luogo di passaggio e di scambio.
Il nome, nel periodo romano, era Rota e stava ad indicare il pedaggio che bisognava pagare per transitare dagli Abruzzi fino a Salerno. L'insediamento andò in declino durante l'invasione dei Longobardi e fu chiamato Mercato nel Medioevo in quanto luogo di empori e commercio. Numerosi erano gli uffici pubblici come la cancelleria, la dogana, il Banco dei Pegni, che facevano di Mercato San Severino quasi una fiera stabile più che un centro cittadino.
Nel 1303 fu istituita una fiera in cui si commerciava un’infinità di merci, da quelle più povere a quelle più preziose. Durante il fascismo la cittadina tornò a prendere l'antico nome di Rota, ma nel dopoguerra venne restaurato il vecchio nome.
L'altra parte del nome è legata a quello della famiglia nobiliare dei Sanseverino, importantissima casa nobiliare del Regno di Napoli, i cui possedimenti si estendevano in tutto il sud Italia.
Il capostipite fu Turgisio, duca normanno che, per essersi distinto in battaglia, ricevette in dono il castello di Mercato San Severino da Roberto il Guiscardo della Contea di Rota. La dinastia, che ebbe fra i suoi membri condottieri, marescialli e cardinali, vide la fine nel 1553 quando la famiglia, contraria all'inquisizione spagnola, si mise contro il governo aragonese. Ferrante Sanseverino fu l'ultimo della dinastia (anche se la discendenza si è poi sviluppata in diversi rami) e si distinse come Principe di Salerno per il suo apporto allo sviluppo artistico, culturale e intellettuale, oltre ad essere noto per il suo contributo alla Scuola Medica Salernitana. Da molti viene considerata la casata nobiliare più longeva d'Europa (ha governato di fatto lungo cinque secoli).
A Mercato San Severino si trova la porta del Parco Naturale Diecimare, che si sviluppa nell'area tra i Monti Picentini e i Monti Lattari.
In questo corridoio tra le due catene montuose crescono centinaia di specie vegetali: un bosco caratterizzato dall'abbondante presenza di diverse specie di querce, da sempreverdi e essenze tipiche degli ambienti steppici meridionali.
A memoria delle glorie passate, sopra la cittadina di Mercato San Severino sono presenti i resti del castello che diede inizio alla storia della casata nobiliare dei Sanseverino.
Il castello di Mercato San Severino era una delle fortificazioni più grandi d'Italia (circa 160.000 metri quadrati); il primo nucleo risale alla fase normanna, fu fondato da Turgisio Sanseverino dopo aver ricevuto da Roberto il Guiscardo il feudo di Rota.
Oggi il castello è caratterizzato dalle torri dell'età sveva, dalle tre cinte murarie e dall'architettura del periodo angioino. Era presente anche un convento domenicano dove alloggiò San Tommaso d'Aquino, in visita per il matrimonio di sua sorella accasata con un San Severino. Infine, la storica dimora fu abbandonata dalla famiglia Sanseverino e, confiscata da Carlo V, passò alla casata dei Caracciolo nel 1596.
La sede del Comune di Mercato San Severino è all'interno del Palazzo Vanvitelliano. L'edificio un tempo si trovava isolato rispetto all'aggregato urbano, ma dagli anni Cinquanta in poi costituisce parte del centro cittadino. Si tratta di una struttura di origine rinascimentale adibita a complesso monastico.
Prodotto caratteristico della zona dell'Agro Sarnese-Nocerino è il pomodoro San Marzano.
Il pomodoro, proveniente dalle Americhe, giunse dalla Spagna nel '600 e fu utilizzato inizialmente a scopo ornamentale; alcuni ritengono che da questa caratteristica venga il nome “pomo d'oro”.
In particolare, pare che il seme del San Marzano sia arrivato soltanto nel 1770. Grazie ai fattori climatici e ambientali e alla selezione nel corso dei secoli si è arrivati al famoso prodotto che a fine '800 superò i confini regionali grazie alla commercializzazione sotto forma di pelato, grazie a Francesco Cirio.
B&B Il piccolo principe, a Mercato San Severino. Tel. 393 910 0645
B&B dei Rota, a Mercato San Severino. Tel. 331 333 5181
A Mercato San Severino sono presenti numerose strutture.
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus, partendo dalla città di Avellino.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!