Tappa di media lunghezza, caratterizzata dalla lunga e faticosa salita al Monte Sirino (1.907 m). La fatica viene ricompensata dall'incredibile vista di cui godiamo dal santuario posto sulla cima, luogo unico.
La salita al Monte Sirino è lunga e, nella seconda parte, piuttosto ripida ed esposta al sole: richiede perciò buon allenamento.
Per via dell'esposizione al sole, si consiglia di affrontare la salita alle prime ore del giorno.
Ultimo punto acqua al Santuario della Madonna del Sirino.
La discesa da Monte Papa (dalla sella con la funivia in poi) è su terreno ghiaioso e molto sdrucciolevole, prestare attenzione.
Lasciamo il Lago di Sirino e andiamo a riprendere la pista ciclabile, poco sopra il lago, che costeggia in piano le pendici meridionali del Monte Sirino. Quindi ce ne stacchiamo e prendiamo una comoda sterrata sulla sinistra, iniziando così la lunga salita (1.050 m D+ ca.) verso la cima. Poco dopo torniamo su asfalto, passiamo sotto l'autostrada e, dopo un paio di tornanti, infiliamo un piccolo sottopasso in lamiera; ritorniamo su sterrata e riprendiamo a salire, per buona parte all'ombra del bosco. Continuiamo così fino a una grossa fonte all'ombra di grandissimi faggi, ottimo punto per tirare il fiato in vista della seconda metà della salita.
Dalla fonte passiamo su sentiero; la traccia non è sempre visibile e dobbiamo aguzzare la vista per scorgere i segnavia. Il bosco va diradandosi finché non ci troviamo completamente allo scoperto; dopo un poco la traccia sul terreno si perde e andiamo a vista, seguendo quando possibile i segnavia (la direzione rimane in ogni caso molto intuitiva: si sale!). Poi raggiungiamo un bosco, torniamo un poco in ombra e godiamo di un breve tratto pianeggiante, prima di tornare su traccia allo scoperto e, con un traverso, immetterci in un largo sentiero per gli ultimi metri di salita: siamo sulla vetta del Monte Sirino (1.909 m), che ospita l'omonimo santuario (sul retro troviamo una fontana e un localino sempre aperto, ove poterci riposare all'ombra).
Dalla vetta prendiamo una strada sterrata e perdiamo leggermente quota fino a una sella, da cui rientriamo nel bosco e proseguiamo in piano fino a intercettare un sentierino sulla destra, che entra tra i fitti alberi. Attacchiamo così la salita al Monte Papa (150 m D+ ca.): dopo il primo tratto nel bosco, usciamo allo scoperto e, dopo un pezzo in traverso, saliamo dolcemente fino alla cima (è quella di sinistra, 2.005 m), panoramicissima: il mare, il Pollino, il Cervati, le dolomiti lucane...
Procediamo verso l'anticima e, dopo un tratto in traverso, affrontiamo la discesa (550 m D- ca.) verso il Rifugio Conserva. Su sentierino ben evidente giungiamo a un valico, nei pressi di una stazione della funivia: da lì, costeggiando l'impianto, il fondo si fa ghiaioso e dobbiamo stare ben attenti a non scivolare - il tratto è ripido e insidioso. Quindi entriamo nel bosco, la discesa si addolcisce e giungiamo nei pressi della strada asfaltata; noi però sterziamo a destra e, lungo le piste da sci, affrontiamo l'ultima discesa fino al rifugio, luogo molto frequentato d’inverno (grazie agli impianti di risalita) quanto in estate.
Il Rifugio la Conserva si trova nel comune di Lauria, un enorme territorio che si estende dai 600 ai 900 metri di quota.
La località è tristemente nota per il "Massacro di Lauria (o Sacco, o Assedio): una strage compiuta nel 1806 dalle truppe napoleoniche contro la popolazione locale, insorta a favore della corona borbonica.
Il centro abitato di Lauria, composto dai rione il "Castello" e il "Borgo", separati dal quartiere Ravita, è stato il set per alcune sequenze del celebre film Basilicata Coast to Coast di Rocco Papaleo.
Non lontano si trova Grumento Nova, cittadina lucana che prende il nome dell'antica Grumentum.
Oggi sono visitabili gli scavi archeologici della città romana sorta nel III secolo a.C., tra le testimonianze più importanti del periodo romano presenti in italia. Posizionata nella Val d'Agri, l'area era già abitata già dal VI secolo a.C. e fu uno degli avamposti romani per contrastare i Sanniti e proteggere l'importante via commerciale tra la costa ionica e quella tirrenica.
La fertilità dell'area (nota particolarmente per i suoi vini) permise alla città di fiorire per tutto il periodo romano diventando persino sede episcopale nel IV secolo d.C.; dopo le incessanti incursioni saracene del IX e X secolo, la cittadina fu abbandonata prediligendo le più sicure montagne circostanti. I primi ritrovamenti archeologici della città risalgono al XVI-XVII secolo. Nell'area archeologica si possono vedere i resti di numerosi edifici tra cui spiccano il teatro di epoca agustea, il foro, le terme del periodo republicano e imperiale (quest'ultime caratterizzate dai mosaici in bianco e nero), e infine l'anfiteatro che, nonostante fosse già noto dal XVIII secolo, fu portato alla luce soltanto negli anni '80 del secolo scorso.
Nel vicino comune di Lagonegro si trova la riserva regionale del Lago Laudemio. Di origine glaciale, si trova nel gruppo montuoso del monte Sirino ed è stato riconosciuto nel 1985 come Area Protetta Regionale per il suo valore faunistico e vegetale e la presenza di numerosi fossili animali.
Tipico di queste montagne è il canestrato di Moliterno IGP, un formaggio a pasta dura realizzato con latte misto di pecora e di capra.
Le forme, trattate con olio di oliva o aceto di vino, vengono fatte stagionare nei fondaci di Moliterno. Dal gusto intenso sia fresco che stagionato, è realizzato solo da pascoli allo stato brado. Se il formaggio non supera i sei mesi di stagionatura viene chiamato “primitivo”.
Il nome moliterno potrebbe derivare dal vocabolo latino mulcternum, ovvero "luogo dove si munge e si fa coagulare il latte". Un nome che racconta una storia antica che si è preservata fino a noi.
Numerose sono le bibite analcoliche che hanno un commercio locale e che rimangono come simbolo di un territorio. Marchi storici che con gli anni sono entrati a far parte del costume locale. In questa zona è molto apprezzata la gassosa Sarubbi. Nelle locande e nei bar si è soliti mischiarla con il vino rosso e accompagnarla con i taralli lucani, caratterizzati dalla forma ad otto. La gassosa Sarubbi produceva una particolare bottiglia col tappo a pallina (poi sostituito per motivi igienici), che divenne un must per la gente del luogo.
Rifugio Conserva, alle pendici settentrionali del Monte Papa. Tel. 348 528 1542
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus, partendo dalla città di Sapri con cambio a Maratea e Lagonegro.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!