Una tappa breve, priva di difficoltà particolari e con dislivello (positivo e negativo) contenuto. Priva di interesse paesaggistico, resta una camminata piacevole, specie tra le faggete.
La chicca del percorso è la vista delle Eolie negli ultimi chilometri della camminata.
Punti d'acqua assenti: occorre portare una buona scorta, soprattutto in una giornata estiva.
I primi km sono in discesa (150 m D- ca.), tutti su asfalto. Poi entriamo in una faggeta, all’interno della quale saliamo in falsopiano (150 m D+ ca.) per uscire dal bosco dopo pochi km e quindi proseguire su sterrata e su prato. Continuiamo in mezzo ai pali gialli che indicano la presenza di un metanodotto, fino al Monte Cozzolino, che con i suoi 1.182 m regala una bella visuale sulle montagne circostanti, sulla valle di Cosenza e la città stessa. Dopo la cima affrontiamo un falsopiano in discesa, quindi scendiamo più rapidamente per poche decine di metri di dislivello. È in questo tratto che possiamo godere della chicca della giornata: in lontananza ammiriamo le Isole Eolie, che distano in linea d'aria circa 100 km.
Distante pochi km dal punto di arrivo della tappa (direzione sud-ovest), coi suoi 1.541 metri il Monte Cocuzzo è la cima più alta della Catena Costiera.
Il suo nome deriva dal greco antico e vuol dire “cattiva pietra” (kakos kytos). Alcuni sostengono che il motivo del nome sia l'origine vulcanica del monte, vista la forma conica della montagna. In realtà, le recenti indagine morfologiche rivelano che il monte è di formazione dolomitica.
Il Monte Cocuzzo si trova nel territorio tra Longobardi e Mendicino, città enotria chiamata un tempo Moenekine, in greco antico.
Tradizione del comune di Mendicino è il Juovi Santu, ovvero la rappresentazione della Passione di Cristo. Incerta è l'origine di questa tradizione che si fa risalire alla fine dell'Ottocento; se dapprima si trattava di una semplice processione, in seguito è divenuta una vera e propria rappresentazione di teatro popolare in cui la cittadinanza si presta a interpretare tutte le fasi degli ultimi giorni di Cristo.
Nel borgo di Mendicino è presente il Museo dinamico della Seta che fa rivivere l'antica tradizione della lavorazione della seta greggia - grezza.
Nell'Ottocento, Mendicino era uno dei più importanti centri di lavorazione della seta: il paesaggio campestre era caratterizzato dai gelsi, mentre nel borgo brulicavano le filande - ce n'erano ben quaranta! In quelle di Domenico Gaudio e Eugenio Gaudio, le ultime due rimaste all’inizio del XX secolo (prezioso esempio di archeologia industriale), si sviluppa oggi il Museo, ristrutturato e arricchito nel 2015 da uno spazio multimediale attraverso cui ci si può immergere nella quotidianità del borgo, grazie a documenti e testimonianze.
Per maggiori info su orari e biglietti, si veda il seguente LINK.
Tra i comuni di Carolei e Mendicino, a strapiombo sul fiume Acheronte, si trovano le grotte dell'Alimena.
Si narra che vi fu nascosto il tesoro di Alarico, re dei Goti. Secondo la leggenda Alarico, dopo aver espugnato Roma nel 410 d.C., partì verso sud per raggiungere l’Africa, ma un'improvvisa tempesta fece naufragare le navi sulle coste calabresi. Il re decise di attendere la bella stagione prima di rimettersi in viaggio, ma in questa pausa si ammalò e morì, dopo aver chiesto di essere sepolto nel fiume Busento. I suoi guerrieri lo seppellirono insieme al suo cavallo, alla sua armatura e al suo tesoro in un luogo che sarebbe dovuto rimanere segreto (venne persino deviato il fiume, grazie al lavoro di migliaia di schiavi, trucidati al termine della fatica).
La leggendaria tomba di Alarico, dopo un oblio secolare, tornò alla ribalta nella prima metà del XVIII secolo, in seguito a una campagna di ricerche, tra il fiume Busento e il Crati, che non portò però ad alcun risultato. Nell'Ottocento fu scritta l'opera La tomba del Busento da August von Platen, tradotta in italiano da Giosué Carducci. L’ipotesi che la Grotta di Alimena sia il luogo della sepoltura di Alarico e del suo tesoro è dovuta a Natale e Francesco Bosco, che, nella vallata in cui confluiscono i due fiumi (Acheronte e Busento), hanno trovato incisa una presunta croce e, all’interno della grotta, un altare scavato nella roccia, oltre a sabbia di fiume (presenza anomala in una grotta calcarea). I fratelli Bosco non sono riusciti però a ottenere il permesso di scavare e le grotte sono rimaste alla mercé di chiunque, tant'è che nel 2010 sono stati rinvenuti degli scavi clandestini.
Le istituzioni ritengono che l’ipotesi della tomba di Alarico nelle grotte di Alimena non sia affidabile: le prove sostenute dai fratelli Bosco sono state smentite e soprattutto non è stato trovato nessun tipo di reperto riconducibile al re goto.
Importante palazzo nobiliare di Mendicino è il Palazzo Campagna, edificato alla fine del XVIII secolo dal nobile Carlo Del Gaudio e passato poi alla famiglia Campagna a seguito di un matrimonio tra le due famiglie.
Questo palazzo fu la casa del poeta Giuseppe Campagna ed ospitò molti intellettuali del primo Ottocento.
Tipici dolci natalizi sono le chinulille, mezzelune ripiene di mostarda d'uva, cioccolato e frutta secca, fritte e ripassate con il miele di fichi.
Altro dolce natalizio sono i bocconotti: un dolcetto di pasta frolla farcito con uva passa, cioccolato e marmellata.
Dolce tradizionale della Domenica delle Palme sono i tarallucci dolci glassati con chiare d'uovo, zucchero e limone, chiamati ginetti - tradizionalmente vengono appesi alla palma benedetta.
A fine tappa non è presente alcuna struttura ricettiva; occorre dormire in tenda.
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza NON raggiungibile in bus.
La località raggiungibile con il bus più vicina è San Fili, partendo dalla città di Cosenza.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!