Tappa molto lunga e faticosa, con una salita infinita ma scorrevole. Giungiamo sulla cima più alta della Campania, il Monte Cervati (1.899 m), da cui la vista spettacolare abbraccia tutto il Cilento.
La tappa è molto lunga e presenta dislivelli importanti: è pertanto necessario avere ottimo fiato e gambe allenate (i meno preparati possono tuttavia spezzare il cammino a Piaggine).
Alcuni tratti di sentiero (la discesa dopo la sella di Monte Vivo, alcuni segmenti iniziali della salita al Cervati) sono mal segnati e a volte invasi dai rovi: bene monitorare la traccia GPS.
Lungo il percorso si incontrano alcuni cancelli di filo spinato che occorre aprire (e richiudere, sempre!).
Lasciamo il Rifugio Monte Motola e, su comoda carrozzabile, attacchiamo la salita (500 m D+ ca.) alla sella di Monte Vivo, tutta al riparo di una faggeta. Progressivamente la traccia va restringendosi, quindi con un ultimo strappo giungiamo alla sella. Da lì prendiamo a scendere (450 m D- ca.): la traccia si fa più confusa e dobbiamo ignorare i segnavia che conducono sulla cresta del Monte Motola; invece, seguiamo la traccia talvolta poco chiara e invasa dalle felci che ci conduce fino a un pianoro, sulla destra; lo attraversiamo e, giunti in prossimità di una cappella, prendiamo la vecchia mulattiera in traverso che ci porta alla strada asfaltata.
Proseguiamo su strada per diversi km, perdendo progressivamente quota fino a entrare nel paese di Piaggine (dove i più stanchi possono spezzare la tappa), che attraversiamo fino a giungere al vecchio borgo, presso il fiume. Superiamo il ponte e subito cominciamo la lunghissima salita (1.300 m D+ ca.) verso il Monte Cervati. Superiamo una scalinata, quindi passiamo su sterrata, per un tratto ben ripido ed esposto al sole. Giunti sulla strada asfaltata in prossimità di una fontana, la seguiamo verso sinistra per 1 km abbondante, quindi ce ne stacchiamo prendendo il Sentiero Cervati sulla destra.
Continuiamo in traverso a seguire, quasi sempre nel bosco, fino a immetterci su una sterrata; poco dopo, prendiamo un sentiero sulla destra (poco segnato, non facilissimo da seguire: seguire la traccia GPS) e riprendiamo la sterrata nel bosco. Proseguiamo a lungo su buon tracciato, superiamo località Festola e ci infiliamo in un vallone; prima di arrivare alla sella, presso uno spiazzo dominato da una croce, prendiamo il sentiero sulla sinistra e saliamo con decisione fino a sbucare sulla dorsale del Monte Nevera. Usciamo dagli alberi e procediamo in falsopiano sullo spartiacque, in un paesaggio che ricorda la Majella; poi infiliamo una sterrata e, con un'ultima rampa, giungiamo al complesso del Santuario della Madonna della Neve (da lì, volendo, è possibile effettuare una breve deviazione per visitare la grotta della Madonna della Neve, più in basso).
Dal santuario prendiamo il sentiero che in saliscendi avvicina il Cervati; quindi ce ne stacchiamo e, procedendo a vista senza una traccia sul terreno (monitoriamo la traccia GPS), affrontiamo gli ultimi metri su pietraia per giungere sulla vetta del Monte Cervati (1.899 m, la più alta della Campania). Il panorama è splendido: a ovest ammiriamo tutto il Cilento, il Monte Gelbison (il “monte sacro”, con la sua grande croce), la Costiera Amalfitana, Sapri; a ovest, il grande Vallo di Diana. Riempiti gli occhi, affrontiamo la discesa (300 m D- ca.) verso il Rifugio Cervati: attraversiamo dapprima la conca a vista, procedendo tra le pietre fino a una selletta; da lì, il sentiero si fa più chiaro e poco dopo rientriamo nel bosco, fino a giungere alla piana prativa che accoglie il bel rifugio, meta di una tappa memorabile.
Il Monte Cervati, con i suoi 1899 metri, è la cima più alta della Campania, divisa tra i comuni di Sanza, Piaggine e Monte San Giacomo.
La cima spoglia si contrappone alle abbondanti faggete presenti, in cui vive la rosalia alpina: un cerambicide dalla livrea di colore azzurro con macchie nere. L'insetto è un bioindicatore dello stato e grado di maturità delle faggete. Rosalia Alpina è anche il simbolo del Rifugio Cervati, che ha una sua enorme raffigurazione dipinta sui muri della struttura.
Poco prima della cima si trova il Santuario della Madonna della neve, così chiamato perché nelle vicinanze è situato un inghiottitoio conosciuto come “neviera”.
Il santuario, costruito intorno al X secolo, è ancora oggi luogo di pellegrinaggio dal comune di Sanza nelle giornate del 25 e 26 luglio, quando viene condotta in cima la statua della Madonna lignea.
In una grotta nelle vicinanze del santuario è presente un'altra statua, in pietra, conosciuta come Madonna della grotta. Risalente nel VIII secolo, nel periodo di arrivo dei monaci basiliani, la statua è raggiungibile soltanto attraverso uno stretto passaggio. Secondo la leggenda, dopo che alcuni ladri tentarono di rubarla le rocce si strinsero miracolosamente rendendo più stretto l'ingresso e impossibile il furto della statua.
Alcuni anni fa, nei pressi della neviera situata sulla cima del Cervati, è stata effettuata una rievocazione storica intitolata “Il sorbetto del Re Borbone”, che racconta di quando il re di Napoli Ferdinando I di Aragona, soffocato dall'afa estiva, mandò i suoi esploratori in tutta la Campania alla ricerca di ghiaccio. Arrivati sul Monte Cervati, i suoi messi trovarono l'inghiottitoio pieno di neve, che da allora divenne una preziosa riserva di ghiaccio per i re partenopei.
Nel comune di Monte San Giacomo è presente la grotta di Vallicelli che da secoli viene utilizzata per la stagionatura del caciocavallo. La storia della grotta è legata anche a quella del brigantaggio post-unitario, essendo un nascondiglio per i briganti.
A tutela delle caratteristiche uniche di questo prodotto, è nata l'associazione culturale “Grotta, briganti e cacio”, che continua a stagionare i suoi caciocavalli, ottenuti dal latte delle vacche podoliche, nella grotta; e continua a usare le muffe proliferate nella grotta nei secoli, che donano a questo prodotto i suoi sapori unici, l'eredità della tradizione.
Un altro prodotto tradizionale di cui l'associazione Grotta briganti e cacio si cura è la pera lardara: un frutto antico piccolissimo, dalla buccia molto dura, che si raccoglie ancora acerbo per farlo maturare a terra (tipicamente viene lasciato nei balconi). Una volta maturata, la polpa della pera diventa molto compatta e burrosa, tanto da farla assomigliare al lardo – da cui l’aggettivo “lardara”. Viene conservata in acqua in un contenitore di coccio chiamato “peranna”, dove avviene una vera e propria fermentazione. Con la pera lardara fermentata viene fatta la tipica insalata di Natale condita con aglio, peperoni sottaceto e alici sotto sale.
Rifugio Cervati, sul versante orientale del monte omonimo. Tel. 339 282 3021
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza NON raggiungibile in bus.
La località raggiungibile con il bus più vicina è Sacco, partendo dalla città di Salerno con cambio ad Agropoli e Vallo della Lucania.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!