Tappa lunga e impegnativa, con dislivelli importanti, ma priva di particolari difficoltà.
Molto variegata e ricca di momenti emozionanti, dalla vista dei campanarielli alla Grotta delle Ciaole, la tappa culmina col bellissimo castello normanno di Civita Superiore.
La tappa fa parte della bretella sud-orientale del Sentiero Italia, che si dirige verso la Puglia. Chi volesse proseguire sulla direttrice principale, proseguendo verso Sud, giunga e Campitello Matese e da lì segua le indicazione della scheda tappa 241 (la prima tappa della regione Campania).
Cartellonistica spesso assente e tracciati non sempre visibili sul terreno: occorre tenere d'occhio la traccia GPS.
Lunga parte della tappa è su crinali molto esposti al vento: prestare attenzione.
Il sentiero tra Civita Superiore e Bojano è in cattive condizioni.
Lasciamo Roccamandolfi su strada in piano, quindi iniziamo la salita verso Serra Soda (700 m D+ circa) camminando nel bosco su buon sentiero; usciti dal bosco, passiamo su carrozzabile che prendiamo verso destra (e non verso sinistra: il sentiero da quel lato è inesistente). Dopo un paio di km ci immettiamo su strada che subito dopo diventa sentiero, nuovamente nel bosco. Ci addentriamo nella bellissima Valle Fondacone: superiamo dapprima il letto secco d'un torrente, poi i ruderi di un vecchio rifugio; quindi attacchiamo la rampa verso Serra Soda, con pendenza decisa, ma regolare (la traccia sul terreno non è sempre evidente).
Dallo spiazzo di Serra Soda (1.562 m), usciti dal bosco, deviamo verso ovest per ammirare i campanarielli (campanili calcarei di origine glaciale). Tornati sui nostri passi, proseguiamo in salita (200 m D+ circa) a mezzacosta - il tratto è molto suggestivo. Iniziamo perciò a discendere (300 m D- circa) lungo il versante settentrionale del Monte Miletto; il primo tratto è un poco tecnico (per ripidità e fondo ghiaioso). Poco giungiamo all'affascinante Grotta delle Ciaole, molto stretta e alta; da lì proseguiamo in un bosco di castagni fino a giungere alla grande località sciistica di Campitello Matese.
Attraversati i complessi su strada, ritorniamo su sentiero e attacchiamo nuovamente una salita (200 m D+ circa) nel castagneto; giunti a Serra le Tre Finestre (1.694 m) proseguiamo fuori dal bosco per un tratto di cresta pianeggiante, per poi iniziare la lunga e regolare discesa verso Bojano (700 m D- circa). Rientrati nella faggeta, superiamo il Monte Acerone e l'eremo di Sant'Egidio, che merita una pausa (i più stanchi possono spezzare qui la tappa, approfittando dello spartano bivacco aperto). Dopo l'eremo scendiamo ancora un poco su sentiero non sempre ben visibile, ove occorre intuire la direzione; quindi, con breve salitina (prestare attenzione alle profonde buche nel terreno), giungiamo su una carrozzabile che prendiamo verso sinistra e proseguiamo per un paio di km in falsopiano, per poi ritornare su sentiero e scendere verso il castello normanno di Civita Superiore (bellissima la vista sulla valle sottostante); poco dopo entriamo nel piccolo e suggestivo borgo.
Infine, superati i cancelletti che delimitano un belvedere, attacchiamo la discesa per Bojano; un sentiero un po' sporco ci conduce a una strada che prendiamo verso sinistra, arrivando in breve al paese.
Come altre città del Molise, Bojano è stata un'importantissima città sannita - forse addirittura la più importante (le diatribe storico-archeologiche sono ancora vive).
Come narrato da Strabone (antico storico greco), il popolo dei Sanniti nacque a seguito del Ver Sacrum che i Sabini dedicarono al dio Marte dopo una guerra contro gli Umbri. Il Ver Sacrum (“primavera sacra”) era un rituale religioso che prevedeva che tutto quello che fosse nato la primavera successiva, compresi i bambini, fosse dedicato al dio da onorare.
Una volta raggiunta l'età adulta, l'intera generazione nata nella primavera sacra veniva allontanata dal territorio d'origine perché cercasse una nuova terra dove stabilirsi, sotto la guida di uno sciamano che interpretava i “segni” dell'animale sacro a cui erano stati assegnati. Il rituale, di carattere devozionale, aveva anche una forte componente sociologica: permetteva il controllo della crescita della popolazione e con essa la conservazione di cultura e costumi. A guidare il Ver Sacrum dei futuri Sanniti (nome romano della popolazione: tra di loro si chiamavano Safini, quindi Sabini) fu il bue che, secondo alcuni, si fermò alle sorgenti del Biferno per dissetarsi; lì fu fondata la prima città sannita, Bovaianum.
Oltre al primato sannita, Bojano fu anche la prima città del Molise. Durante la conquista normanna del Sud-Italia, venne conquistata da Rodolfo de Moulins, nobile proveniente dalla Normandia che italianizzò il suo nome in De Molise e divenne feudatario della Contea del Molise.
Partendo da Bojano, la cui cattedrale fu edificata proprio dal nobile normanno, la contea si espanse fino agli attuali confini regionali.
Un'altra storia antica che riguarda Bojano è quella di Alcek, capo dell'orda bulgara che durante il VII secolo fuggì dalla Grande Bulgaria per venire a vivere in queste zone devastate dalla guerra.
Il re longobardo Grimoaldo concesse all'orda bulgara le montagne del Matese e il basso Cilento, dove ancora oggi si trova il paese di Celle di Bulgheria.
Nel versante orientale del Matese si possono ammirare i circhi glaciali dell'Aquilania, uno spettacolo naturale di rara bellezza. Si tratta di anfiteatri naturali formatisi per la presenza di tre ghiacciai; su tutti spicca il campanariello, così nominato per via delle due guglie carsiche che lo dominano, a forma di campana.
Sopra il centro di Bojano c'è la terrazza di Civita Superiore: alle fortificazioni sannite si è sovrapposta la rocca, distrutta da Federico II e poi ricostruita dagli Aragonesi intorno al borgo di origine normanna.
Dall'impianto quadrangolare, il paesino era un tempo circondato dalle mura fortificate angioine, delle quali sono arrivati fino a noi soltanto alcuni tratti, con una torretta cilindrica. Ci sono anche i suggestivi ruderi del castello che, in disuso dal 1805, conserva un fascino fiabesco col suo bel panorama.
Salendo da Bojano verso il Matese si incontra l'eremo di Sant'Egidio, oggi abitato da una suora bergamasca. Costruito intorno all'XI secolo, gode di un bellissimo panorama e offre una stanza come rifugio per la notte.
Leggenda vuole che Sant'Egidio sia vissuto qui per qualche tempo, nutrendosi del latte di una cerva. Tradizionalmente, nella radura accanto all'eremo, la notte tra il 31 agosto e l’1 settembre i ragazzi del borgo vengono qua festeggiando e rievocando la leggenda secondo cui Sant'Egidio scappò dalle grinfie del diavolo, che voleva condurlo all'inferno (su una pietra sembra essere impressa la gigantesca mano di Satana).
Mangiare non è solo una questione di alimentazione o di gusto, mangiare significa anche entrare in relazione con gli altri.
Lungo le strade di Bojano e nei mercati della zona è possibile acquistare le verdure della Fattoria Griot. I Griot sono i cantastorie sciamani dell'Africa Occidentale e la fattoria racconta attraverso i suoi prodotti le storie di centinaia e centinaia di ragazzi immigrati, venuti in Italia per trovare un nuovo futuro. Lavorare la terra e soprattutto vendere i prodotti ai cittadini bojanesi aiuta i richiedenti asilo a entrare nelle dinamiche cittadine: grazie alla Fattoria Griot, il cibo diventa un metodo di inclusione sociale.
Boutique Hotel Palazzo Corso Umberto, a Bojano. Tel. 0874 195 7618
B&B Nelle stanze del Matese, a Bojano. Tel. 329 544 0287
B&B Le rondini, a Bojano. Tel. 328 414 6985
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus partendo dalla città di Isernia.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!