Una tappa abbastanza corta e molto piacevole, che alterna il bosco a paesaggi aperti, ci porta nel borgo di Roccamandolfi, affacciati sulle montagne del Matese.
Segnaletica scarsa (rimane comunque facile orientarsi, il tracciato è sempre chiarissimo).
Unici punti acqua nella salita, appena usciti dal bosco, e alla fattoria Pecorella Nera.
Partiamo da Castelpetroso e iniziamo subito a salire (400 m D+ circa) su comoda e lunga carrozzabile in mezzo al bosco; usciti dagli alberi, guadagniamo la dorsale orientale del Monte Patalecchia, con bella vista sui monti rocciosi in direzione di Roccamandolfi (Colle di Mezzo, 1.426 m).
Procediamo per un tratto a mezzacosta; quindi, rientrati nella faggeta, iniziamo una leggera discesa aggirando da nord-est la cima del Monte La Difenzola (1.398 m); sempre su carrozzabile, saliamo appena alla sella sotto la cima di Serra Caprara, quindi discendiamo (150 m D- circa) verso la valle sottostante, giunti nella quale pieghiamo verso sinistra e proseguiamo in falsopiano; in prossimità delle pale eoliche troviamo la fattoria Pecorella Nera.
Superata la fattoria, iniziamo la discesa (200 m D- circa) verso il borgo di Roccamandolfi, cui giungiamo senza problemi.
Nel XIII secolo Roccamandolfi fu teatro di uno delle battaglie fra Tommaso da Celano, conte del Molise, e Federico II.
L'Imperatore normanno voleva distruggere le fortezze dell'Appennino ritenendole un pericolo per la sua politica di accentramento del potere; Tommaso da Celano si ribellò e decise di difendere il suo contado. Insieme alla famiglia si rifugiò nel castello di Roccamandolfi, che fu messo sotto assedio: riuscito a scappare, radunò un piccolo esercito e riconquistò i castelli caduti di Celano e Ovindoli. Giuditta, sua moglie, rimasta a difesa di Roccamandolfi coi figli, cedette infine alle richieste degli assedianti guidati da Tommaso I d'Aquino.
Una volta in possesso del castello, Federico II ordinò di distruggerla. Da allora, la rocca abbandonata continua a osservare dall'alto il paese di Roccamandolfi.
Lo scontro tra l’Imperatore e il Conte si concluse grazie alla mediazione del papa: Tommaso fu dapprima esiliato a Roma, poi, pur rientrato in possesso del suo contado, venne privato della libera iniziativa e soprattutto delle sue roccaforti.
La pesatura è un'antica tradizione di Roccamandolfi che si è svolta fino agli anni Sessanta, come testimoniano le immagini del documentario prodotto dal giornalista RAI Giuseppe Lisi.
In pratica, si invoca la benedizione di San Donato per un malato ponendo, ai piedi della statua del santo, il corrispettivo in grano o cereali del peso del malato. La pesatura del corpo in cambio della grazia, secondo alcuni, ha delle forti assonanze con le tradizioni egizie o iraniche. Il rito, che prevedeva la pesatura con una bilancia chiamata statela, veniva praticato soprattutto per malattie inspiegabili e inguaribili - come l'epilessia, conosciuta appunto come il male di San Donato.
Di notevole valore simbolico era il costume tradizionale roccolano, un abito femminile che portava con sé un variegato codice di colori (che indicavano lo stato civile).
Uno degli elementi caratteristici era la mappa, il raffinato copricapo: di colore bianco per le donne nubili, nero per le vedove, rosso con ricami floreali per le donne sposate. Era usanza che il giorno delle nozze lo sposo regalasse alla sposa vari monili d'oro perchè li potesse sfoggiare con l'abito. Le donne indossavano anche svariati anelli dagli innumerevoli significati e poteri terapeutici.
Roccamandolfi fu investita dal fenomeno del brigantaggio nel periodo pre e post unitario; nato da ragioni socio-politiche, degenerò in eventi criminali legati a possedimenti o motivi passionali. Tra coloro che diedero a Roccamandolfi la fama di paese dei briganti ci furono Sabatini Lombardi, detto il Maligno, e Rafaniello, detto il Vagabondo.
Il brigante Rafaniello, al secolo Domenicangelo Cecchiono, agì nel periodo post-unitario: riunì sotto il suo comando un manipolo di briganti e occupò per qualche giorno il borgo di Roccamandolfi, nonostante la resistenza dei suoi abitanti. Il periodo di brigantaggio di Rafaniello è stato segnato da molte violenze ed omicidi; una volta arrestato, fu fucilato nella Piazza Marconi.
L'antica rocca, distrutta da Federico II, continua ancora oggi ad essere il simbolo di Roccamandolfi. Costruita dai Longobardi, era una delle fortificazioni strategiche del contado molisano.
Nella parte esterna della chiesa di San Giacomo Maggiore, centro di tutto il borgo, si può notare una pietra con alcune cavità di diversa grandezza: si tratta delle misure.
Avevano la funzione di misurare le granaglie, considerate una vera e propria moneta di scambio. Le misure avevano i seguenti nomi e pesi: piaccola (44 kg), tomolo (22 kg), mezzetto (12 kg) e quarto (3 kg).
Da più di venticinque anni si svolge a Roccamandolfi Rocka in Musica. Il festival, organizzato dai giovani del luogo, porta sul palco le migliori band emergenti del territorio. A luglio ogni anno, per tre giorni, Roccamandolfi è completamente immersa nella musica e nella festa.
Di recente nel canyon del fiume Callora è stato installato un ponte tibetano di ben 234 m di lunghezza, situato a 140 metri d'altezza: uno spettacolo mozzafiato.
Roccamandolfi è rinomato per le ciammaruc, ovvero le lumache, che vengono raccolte sul Monte Matese e cucinate in salsa verde per la festa del patrono San Liberato.
Un altro piatto tipico è la ’mbaniccia, un impasto di patate e fagioli condito con strutto, cipolla e origano.
Ostello comunale Casa dell'Ospite, a Roccamandolfi. Tel. 329 800 5569
Agriturismo Enoteca La Curea, a Roccamandolfi. Tel. 340 086 8596
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus, partendo dalla città di Isernia.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
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Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!