Una tappa di media lunghezza, molto scorrevole e contraddistinta da una notevole panoramicità, tutta tra i campi coltivati; purtroppo penalizzata da lunghi passaggi su asfalto.
Dopo lo splendido borgo di Sant'Agata di Puglia visitiamo quello di Candela, altrettanto suggestivo.
Segnaletica discontinua e cartellonistica assente; bene monitorare la traccia GPS (anche se la direzione rimane sempre molto intuitiva).
Lungo la via si possono incontrare molti cani randagi, generalmente mansueti (prestare comunque attenzione).
Punti d'acqua assenti.
Attraversato il centro di Sant'Agata di Puglia, ci lasciamo alle spalle il borgo e attacchiamo la lunga e docile discesa (400 m D- circa) verso il fiume Carapelle. Dopo una prima parte su asfalto, prendiamo una carrozzabile sulla destra, quindi torniamo su asfalto per circa 1 km prima di riprendere su strada bianca, sulla destra, e tenere la sinistra al successivo bivio.
Giunti nel fondovalle, ci immettiamo sulla strada provinciale e, oltrepassato il fiume Carapelle, la seguiamo per diversi km fino a riattraversare il Carapelle su un ponte romano. Dopo circa 1 km, presa una strada bianca sulla destra, passiamo sotto all'autostrada e saliamo un poco (100 m D+ circa), quindi perdiamo appena quota superando un piccolo torrente semi-secco e, su piccola stradina, saliamo (200 m D+ circa) con pendenza importante fino a raggiungere il bel borgo di Candela.
Uno dei ritrovamenti più importanti sulla civiltà dauna è stato quello delle steli antropomorfe di pietra dalla superficie decorata con simboli e scene di vita quotidiana.
La tesi più accreditata è quella che le steli fossero un corredo funebre: la ricercatrice Maria Laura Leone propone che queste steli siano la testimonianza dell'uso della pianta dell'oppio (papever somniferum) tra i Dauni. Secondo la studiosa il simbolo del cerchio con un puntino al centro, che si ritrova su molte steli, sta a indicare l'oppio; il grafema sferoidale viene ritrovato anche in molte scene quotidiane in cui, secondo l'autrice, la pianta sacra sarebbe stata usata per le sue funzioni magico-terapeutiche.
A Candela termina uno dei tratturi più importanti del Sud-Italia, il tratturo Pescasseroli-Candela.
Il fenomeno migratorio annuale della transumanza ha fortemente influenzato il paese nel corso dei secoli: in inverno arrivavano migliaia e migliaia di pastori abruzzesi. L'antica statua lignea della Madonna della Purificazione, patrona del paese, situata nella chiesa omonima, è stata probabilmente portata proprio dai pastori abruzzesi.
Candela fu un paese prevalentemente agricolo e molto ricco. Ospitava il capitolo, la congregazione di preti che raccoglieva le decime di tutta la zona.
Il borgo fortificato fu il risultato del processo di incastellamento; venne costruito dalla parte superiore a quella inferiore. Le mura erano formate dalle stesse case edificate una accanto all'altra. Come gli anelli dell'albero ne raccontano l'età, gli anelli che man mano vennero costruiti attorno al castello di Candela raccontano dell'insediamento di nuove genti: nel 1100 nella zona di Portanova si insediarono gli ebrei (che in questa via facevano i mercanti); nel 1200 arrivarono i Corletani che si installarono nell'attuale Vico del Corleto; fino alla porta della Madonna, completata nel 1300.
Lo sviluppo del borgo si fermò a causa del terremoto del 1456 che lo distrusse in parte; a terminare l'opera di distruzione ci pensò Re Ferdinando di Aragona nel 1462, per punire la popolazione di Candela che si era alleata con gli Angioini.
L'origine del nome di Candela è ancora molto discussa. Alcuni cartelli nel paese indicano due teorie, oggi entrambe smentite: la prima sostiene che il nome derivi dal termine candeo, a indicare il bianco delle colline; la seconda vede il nome associato agli esuli della battaglia di Canne, i quali avrebbero fondato il borgo.
Ultimamente è prevalsa l'ipotesi che il nome di Candela provenga da Cantel, che sta a significare “signore della collina”.
Nei borghi dei Monti Dauni gli stretti vicoli vengono chiamati trasonni.
Candela si vanta di avere la strada più stretta d'Italia, una trasonna larga in media 40 cm, con una larghezza minima di 38... non adatta a tutti!
A Candela, da 5 anni, è presente la Casa di Babbo Natale. Dopo il successo dei mercatini natalizi, che richiamavano nel borgo moltissime famiglie, è nata l'idea di creare un luogo in cui i più piccoli potessero incontrare Santa Claus. Nel palazzo designato a tale scopo è presente anche un Museo dedicato ai giochi e ai modellini - meraviglie in miniatura.
Tra le case del borgo alto è stato ritrovato un antico forno a paglia risalente al 1500.
In questa zona, vista la coltivazione del grano e di altri cereali, la paglia era abbondante e molto meno costosa della legna: veniva quindi usata per la cottura del pane. Il forno aveva due livelli comunicanti tramite un foro centrale: sotto veniva messa la paglia e sopra veniva cotto il pane. La paglia veniva aggiunta frequentemente perché produceva una fiamma alta che però durava poco (il famoso “fuoco di paglia”). Una volta che il piano di cottura aveva raggiunto la temperatura desiderata, era pulito con uno straccio bagnato legato attorno a un’asta e si infornava il pane. L’apertura superiore veniva chiusa in modo che il vapore sprigionato durante la cottura restasse intrappolato nel forno e contribuisse a mantenere morbido l’interno delle pagnotte, che si potevano mangiare per una settimana.
Come in tutta la Puglia, a Candela il piatto tipico sono le orecchiette, realizzate a mano con un impasto di acqua e farina di semola. Dalla forma cava, sono ottime per qualsiasi tipo di sugo.
Piatto tipico dell'area del foggiano sono le ciammaruche, ossia le lumache di terra, che dopo essere fatte spurgare vengono cotte con menta ed aglio.
Hotel Villa Genny, a Candela. Tel. 0885 653267
Hotel A Casa Nostra, a Candela. Tel. 335 157 2312
A Candela sono presenti diverse strutture ricettive.
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus partendo dalla città di Foggia.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!