Tappa lunga ma di poco dislivello, di trasferimento dall'entroterra alla costa, caratterizzata dai paesaggi agricoli della prima parte e dagli scorci sul mare della seconda.
Camminiamo a lungo su asfalto.
Alcuni tratti dell'ultima sezione (passando ai piedi di Pizzo Monaco) si svolgono su terreno un po' impervio; nel medesimo tratto la traccia, spesso infestata da piante alte, non è molto chiara e occorre monitorare la traccia GPS.
Lasciamo il tempio di Segesta e ci immettiamo sulla strada provinciale, passando sotto l'autostrada e seguendola per un tratto; quindi superiamo il fiume Gaggera e dopo 1 km circa prendiamo a destra la facile strada bianca, che seguiamo in tranquillo saliscendi, alternando asfalto e sterrato; proseguiamo così a lungo, sfilando alle pendici del Monte Scorace, scendendo poi agilmente fino al paesino di Balata di Baida, ottimo per una sosta (vi si trova la prima fontana).
Lasciato l'abitato, perdiamo leggermente quota tagliando i tornanti della strada asfaltata, quindi superiamo il torrente Sarcon, quindi iniziamo a risalire (150 m D+ ca.) seguendo dapprima un largo sentiero, poi tagliando per i campi (fare attenzione ai segnavia!) fino a risbucare su una sterrata e giungere così al Castello di Baida, che sembra uscito dal set di Zorro. Proseguiamo su strada asfaltata, godendoci la vista sul mare, fino a località Visicari, dove prendiamo una stradina sulla sinistra e, poco dopo, il sentiero che si stacca sulla sinistra e si va infilando tra Pizzo Monaco e Pizzo Varili; la traccia si fa presto invisibile,i rovi insidiosi e occorre affidarsi all'intuito e al GPS. Il tratto, pur complicato, è di grande bellezza, tra la vegetazione selvaggia e alcune falesie rossastre.
Prendiamo poi a scendere (350 m D- ca.), fino a sbucare su una vecchia sterrata sconnessa che si trasforma infine in strada asfaltata e, passando ai piedi della vecchia torre d'avvistamento, entriamo nel bel paese di Scopello. Ci concediamo un meritato bagno nelle bellissime spiagge sottostanti.
La Riserva Naturale Orientata dello Zingaro è un'area protetta a ridosso tra il mare cristallino e le rocce di calcare, che ospita meravigliose calette oggi meta di migliaia di turisti: uno scrigno di natura incontaminata.
Venne istituita nel 1981, a seguito delle proteste contro la costruzione di una strada litoranea che avrebbe collegato Scopello a San Vito lungo la costa - se ne può ancora vedere, a Scopello, la prima galleria.
L'area fu abitata fino agli anni '60 da un piccolo gruppo di contadini, di cui rimane uno sparuto villaggio dove è possibile alloggiare previa autorizzazione della riserva. La calette della riserva furono uno dei nascondigli dei pirati che razziavano questi mari e in epoca più recente di diversi malavitosi, tra cui il bandito Giuliano.
Nella Riserva dello zingaro sono state rintracciate numerose specie vegetali endemiche; tra i numerosi uccelli sono presenti il falco pellegrino e una delle ultime dieci coppie dell'aquila del Bonelli presenti nella regione.
Sulla costa sorge la bellissima tonnara di Scopello, costruita nel XIII e ampliata nel corso della storia appartenne dal 1468 alla famiglia trapanese di San Clemente.
La tonnara rappresentava un antico metodo di pesca del tonno, che ebbe un profondo impatto nell'economia siciliana. Introdotta dagli arabi nell'anno Mille, la tonnara fu sviluppata dal governo spagnolo fino al culmine del XIX secolo. Oggi, anche per via della cruenza della mattanza, che vedeva l'uccisione di numerosi tonni intrappolati con un complesso sistema di reti, la tonnara è stata soppressa.
Nonostante la violenza, il sistema delle tonnare era un modello di pesca sostenibile, per via della selezione parsimoniosa dei flussi migratori, di cui oggi si rimpiange la scomparsa. La tonnara di Scopello si distingue dalle altre per la sua antica struttura, che ne fanno uno splendido esempio di archeologia industriale, dove i tonni venivano lavorati. Come molte altre sull'Isola, prima della sua chiusura era proprietà della famiglia Florio, che tra il XIX e il XX secolo incrementò moltissimo il numero di tonni pescati nelle tonnare siciliane. Dopo le ultime mattanze degli anni '80, la tonnara fu in seguito usata per indagini biologiche.
A rendere ancora più suggestiva la tonnara di Scopello, oltre le scintillanti acque marine, sono i faraglioni di Scopello. Ricoperti da una fitta vegetazione, sono stati il set di numerosi film. Il nome del comune è legato al latino scopulus che significa proprio “scoglio”. Tra le rocce dei faraglioni nidifica il gabbiano reale mediterrraneo.
Sulla cima del Monte Inci si trovano i ruderi del castello di Inci, conosciuto anche come “baglio di Inci”. Qui sorgeva la sede del feudo di Inci, tra i più importanti della Sicilia Occidentale.
L'importanza del castello è segnata dal passaggio dell'Imperatore Carlo V d'Asburgo in viaggio verso la Tunisia: leggenda narra che il sovrano incise una croce su un ulivo che, crescendo, divenne l'ulivo dell'imperatore. L'edificazione del castello risale a epoche antiche e vide nei secoli il cambio di numerosi feudatari; l’edificio rimase abitato fino agli anni '60 del Novecento - vi abitavano circa una cinquantina di persone e al sue interno erano presenti l'ufficio postale, la caserma dei carabinieri e la scuola.
A porre fine alla storia secolare del baglio fu il terribile terremoto del 1968 che colpì la Sicilia centro-occidentale.
Da non perdere è il pane cunzato, ricetta tipica dello street food siciliano (in particolare del trapanese); il termine dialettale indica il pane condito.
Si tratta di un panino ripieno di pomodori, primo sale siciliano e filetti di acciuga, il tutto condito con abbondante olio extravergine d'oliva e origano secco. Ricetta della cucina povera, era un modo goloso di arricchire il pane con i pochi ingredienti a disposizione.
Tipico della gastronomia palermitana è invece lo sfincione, il cui nome si fa derivare dal latino spongia, "spugna", che indica la morbidezza dell'impasto lievitato della focaccia che viene condito con pomodoro, cipolla, acciughe, origano e formaggio siciliano - tipicamente il caciocavallo.
B&B Casale Corcella Scopello, 1 km prima di Scopello, poco distante dalla traccia. Tel. 368 365 4482
Pensione Tranchina, a Scopello. Tel. 0924 541099
A Scopello sono presenti diverse strutture ricettive.
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus partendo da Palermo.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!