Tappa di corta lunghezza ma grande intensità che ci apre le porte dei Monti Picentini, caratterizzata da una lunghissima salita. Conquistiamo la vetta del Terminio (1.806 m), dove lo sguardo si perde nel cuore dell'Irpinia.
La salita al Terminio, pur priva di passaggi tecnici e in buona parte all'ombra del bosco, è molto lunga e a tratti ben ripida: richiede perciò un buon allenamento.
In alcuni momenti della salita il tracciato è assai poco visibile e la segnaletica non sempre visibile; lo stesso vale nella discesa a Piani di Verteglia, all'interno del bosco; bene monitorare la traccia GPS.
Punti acqua assenti fino all'arrivo: portarne buona scorta.
Lasciamo l'abitato di Serino e, dopo un tratto su asfalto, ci immettiamo in una sterrata; presto attacchiamo la lunghissima salita (complessivamente 1.300 m D+ ca.) verso il Terminio. Dopo poco più di 1 km, a un tornante ci stacchiamo dalla sterrata e prendiamo un sentierino, su cui procediamo in salita. Avanziamo quasi sempre protetti dall'ombra del bosco di faggi, salvo alcuni tratti in cui usciamo allo scoperto; la traccia sul terreno non è sempre presente o chiara, bisogna aguzzare la vista per individuare i segnavia.
Dopo i primi 1.000 m di dislivello, troviamo un comodo tratto su mulattiera in piano, tagliando in traverso il versante settentrionale di Colla di Basso (1.526 m); giungiamo così a una sella, dalla quale riprendiamo uno stretto sentiero e affrontiamo così l'ultimo tratto di salita (400 m D+ ca.), piuttosto ripido: inizialmente allo scoperto, affacciato su strapiombi calcarei verticali e boschi verdissimi, rientriamo poi nel bosco (non è facile individuare il varco, seguire la traccia GPS) e avanziamo fino a giungere nella piccola prateria sottostante l'anticima nord del Terminio; attraversiamo il prato e, con un ultimo strappo, raggiungiamo la vetta del Terminio (1.806 m), da cui ci godiamo un incredibile paesaggio sui Picentini e, in lontananza, sui Monti Lattari.
Dalla cima cominciamo la discesa (550 m D- ca.), rientrando presto nella faggeta; il sentiero, dopo un tratto deciso, si addolcisce e diventa una carrozzabile, da cui ci stacchiamo per affrontare un tratto di sentiero stretto e leggermente esposto su una forra rocciosa, completamente coperto di foglie secche (prestare attenzione a non scivolare); quindi, monitorando i segnavia, giungiamo infine alla strada asfaltata, la prendiamo verso sinistra e arriviamo ai grandi Piani di Verteglia.
L'altopiano di Verteglia è situato all'interno del Parco Regionale dei Monti Picentini, nato del 1995.
La vasta area del gruppo montuoso dei Picentini è delimitata ad ovest dalla catena dei Monti Lattari, a sud-ovest dalla Valle del Sele e a Nord dalla catena del Partenio. Tali monti vengono chiamati Picentini perché qui un tempo arrivarono i Piceni: alcuni sostengono che i primi arrivarono in quest'area seguendo il picchio (animale sacro del Ver sacrum); un'altra versione, più verosimile, vuole che i Piceni furono deportati qui dai Romani a seguito di una delle guerre tra Roma e i popoli italici.
Nel comune di Montella, sulle sponde del fiume Calore, si trova il Convento di San Francesco a Folloni. Pare sia stato proprio il santo di Assisi a fondare il convento nel bosco di Folloni nel 1222.
Il convento visse momenti di grande splendore grazie ai feudatari locali e all'appoggio dei sovrani di Napoli. L'attuale assetto, in stile barocco-rococò, è del XVIII secolo, quando fu effettuata una ricostruzione a seguito delle distruzioni provocate dal terremoto del 1732. Il campanile, il porticato e l'abside della chiesa sono invece originali.
A sovrastare il borgo di Montella, a 954 m, c'è il Santuario del Santissimo Salvatore.
Il santuario settecentesco è legato alla leggenda della campana trasportata con un carro fino al colle: si narra che i buoi, per nulla affaticati dal pesante viaggio, si siano prostrati davanti all'altare del S. Salvatore. Da allora i devoti sono soliti salire in ginocchio le scale che portano al meraviglioso altare, realizzato dalla scuola napoletana in marmi policromi. In questo santuario è venerata l'iconografia del Gesù della Trasfigurazione, introdotta in occidente nel 1457 da papa Callisto II.
Nell'enorme piazzale che circonda il santuario è presente il Ponte dei miracoli, costruito nel Settecento a ricordo del miracolo che vide aprirsi un sorgente proprio sulla sommità del monte. Nei pressi è collocato un monumento agli emigrati: un obelisco di bronzo con una rosa di venti alla base, a protezione di tutti gli emigrati Montellesi sparsi nel mondo.
Tipico prodotto di questa zona è la castagna di Montella, il cui marchio DOC del 1987 è stato rafforzato con l'IGP nel decennio successivo.
L'importanza storica del frutto risale a un periodo molto antico, addirittura avanti Cristo: i Longobardi nel VI secolo si adoperarono per emanare leggi per la regolamentazione della coltivazione. La farina di castagne era un prodotto fondamentale per le aree montane. Le caratteristiche della castagna di Montella sono una piccola pezzatura e la faccia inferiore piatta. La varietà viene anche chiamata Palommina per la somiglianza ad una colomba, "palomma" nel dialetto locale. Le castagne bollite vengono chiamate valani mentre quelle cotte sul fuoco sono dette varole. La Castagna di Montella continua a seguire chi è emigrato da questa terra e circa metà della produzione oggi arriva negli Stati Uniti e in Canada.
A Montella si produce una ricotta speciale detta "Ricotta Manteca di Montella": dalla forma cilindrica è caratterizzata dal colore giallo paglierino e vine conservata nelle cosiddette foscelle, un tempo di giunchi oggi di plastica. Anche questa produzione ha superato i confini comunali e la sua forma unica è diventa una varietà di ricotta: "tipo montella".
Altro prodotto caseario tipico della zona sono i burrini. Un tempo non esistevano le confezioni di plastica né tantomeno i frigoriferi, perciò per conservare il burro veniva inserito dentra una piccola forma di caciocavallo. L'assenza di ossigeno permetteva una lunga conservazione del prezioso grasso.
Rifugio Perlasca, ai Piani di Verteglia. Tel. 3471344719
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus, partendo dalla città di Avellino.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!