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Tappa

154

Lago Santo Parmense > Rifugio Città di Sarzana

Lunghezza
21.3
Km
Difficoltà*
E
Dislivello*
+
1293
m
-
1228
m
*Cosa vuol dire?

Il simbolo + indica il dislivello positivo (cioè in salita) complessivo della tappa; il simbolo - quello negativo (cioè in discesa).

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Punto di partenza
Punto d'arrivo
Punto acqua
Struttura ricettiva
Punto interesse

Questa tappa è stata documentata grazie al contributo di Elena Pinceti.


Tappa decisamente lunga e impegnativa, con dislivello importante per i continui saliscendi lungo le cime della dorsale (Monte Aquila, Paitino, Sillara) e un'importante salita, nel finale, dopo la diga del grande Lago Paduli.

La tratta è tuttavia molto bella per i lunghi passaggi panoramici e gli scenari molto vari che andiamo attraversando, dai tanti laghi sottostanti ai verdi boschi della Lunigiana.

Note particolari

La tappa è lunga e faticosa, da affrontare interamente solo se ben allenati. E’ tuttavia possibile spezzarla presso Prato Spilla.

Data la lunga percorrenza su cresta aerea, la tappa è da evitare con condizioni climatiche avverse: il vento può soffiare davvero molto forte. Il lungo tratto dal Monte dell’Aquila al Passo Giovarello presenta diversi tratti esposti, dove occorre usare cautela.

Unici punti d’acqua appena prima dell Passo di Fugicchia e a Prato Spilla.

Bellezza
periodo
Maggio - Ottobre
PERCORRIBILITà
INTERESSE
paesaggistico
enogastronomico
culturale
RAGGIUNGIBILITà
paesaggistico
enogastronomico
culturale
PERCORSO

Costeggiamo il lago e attacchiamo la salita (200 m D+ circa); raggiunto il Passo dell’Aquila riprendiamo lo 00 e, poco dopo, raggiungiamo la cima del Monte Aquila (1.775 m): a nord ammiriamo la scoscesa parete occidentale del Roccabiasca (1.730 m). Proseguiamo in cresta fino al Passo delle Guadine (1.687 m), da cui aggiriamo la vetta del Monte Brusa da nord (entrando nel bosco) e procediamo in saliscendi a mezzacosta, verso il Passo di Fugicchia (1.680 m), appena sotto il Monte Scala. 

Superato il valico, risaliamo (100 m D+ circa) verso la cresta orientale del Monte Matto e infiliamo quindi il Monte Paitino (1.814 m). Sotto di noi, sul versante emiliano, avvistiamo i due Lagoni. Proseguiamo spediti in cresta, aerea e panoramicissima. In continuo saliscendi, guadagniamo la cima del Sillara (1.859 m), del Losanna e del Bragalata (1.856 m), da cui ammiriamo a nord i bellissimi laghi Verde e Ballano, poco più sotto.

Poco dopo siamo a Passo Giovarello: abbandoniamo temporaneamente lo 00 e prendiamo il sentiero sulla sinistra, perdendo rapidamente quota, a raggiungere le piste da sci che ci conducono alla stazione sciistica di Prato Spilla (i più stanchi possono approfittare del rifugio per spezzare la tappa, ancora lunga).

In traverso, costeggiamo i laghi Verdarolo e Scuro; quindi affrontiamo un ripido strappo in salita, nella faggeta, per giungere ad una sella presso cui ritroviamo lo 00. Una facile discesa (300 m D- circa) ci porta all’estremità nord del grande Lago Paduli. Tiriamo il fiato: ci attende un’ultima, impegnativa salita (400 m D+ circa). Attraversata su strada la grande diga del Lagastrello, prendiamo il sentiero che entra presto nel bosco. In salita costante e senza strappi, arriviamo al bel Rifugio Sarzana, vicino al Lago di Monte Acuto.

COSA SAPERE

Nel Medioevo, il Passo di Lagastrello era un’alternativa alla via Francigena, spesso infestata da malintenzionati. Se si pensa però che l’antico nome del passo era “Malpasso”, si intuisce quanto fosse difficoltoso il percorso e si comprende quanto fosse importante la possibilità di essere accolti in un luogo sicuro ed ospitale: per questo motivo, nei pressi del valico sorgeva l'Ospedale dei Linari (l’etimologia di “ospedale” rimanda appunto all’ospitalità): molto attivo tra il 1000 e il 1300, in un documento del 1466 veniva descritto il totale stato di abbandono; oggi ne restano solo pochi ruderi.

L’ospedale era curato dai Cavalieri del Tau, un ordine religioso cavalleresco (il più antico d’Europa, fondato nella cittadina lucchese di Altopascio) devoto a San Giacomo, che assisteva i pellegrini e si occupava di fare manutenzione delle strade; il loro nome derivava dalla croce particolare raffigurata sul loro mantello, a forma della lettera greca tau.


COSA VEDERE

Dal crinale, verso est, avvistiamo (pur lontana) la Pietra di Bismantova, una montagna isolata che si innalza improvvisamente di 300 m sull’altopiano che le fa da base: un dente di roccia caratterizzato dalla pareti verticali (che ne fanno una delle palestre di roccia più popolari dell’Emilia-Romagna), la cui piatta sommità è ricoperta dal fitto bosco. Venne citata anche da Dante nella Divina Commedia.

I ritrovamenti paleontologici (denti di pesci, gusci di molluschi, alghe calcaree) dimostrano che la formazione si è formata in ambiente marino poco profondo, in una fase di clima tropicale, circa 15 milioni di anni fa.

Chi avesse modo di farvi visita (consigliatissima!) non può non visitare il meraviglioso eremo benedettino edificato nel 1617 ai piedi della rupe, incuneato tra le irte pareti: un monumento culturale e naturale dell’Appennino reggiano.


COSA MaNGIARE

In Lunigiana il castagno è stato talmente importante da essere chiamato “l’albero del pane”, essendo stato per secoli una risorsa alimentare fondamentale per la popolazione locale.

Oggi la farina di castagne della Lunigiana è diventata un alimento DOP. Viene prodotta secondo i criteri dell’antica filiera che parte dalla cura dei castagneti, passa per la raccolta a mano dei frutti, quindi per l'essiccazione tradizionale di 25 giorni in strutture di pietra, grazie a un fuoco lento, alimentato rigorosamente con legna di castagno.

Infine, dopo che le castagne sono state private della buccia, vengono macinate a pietra e finalmente la farina è pronta per essere utilizzata nelle tante ricette tipiche: polenta di castagne, pasta, pattona, castagnaccio...

Piccola curiosità: fu Matilde di Canossa a favorire la diffusione del castagno nell’Appennino.

La Granduchessa di Toscana (feudataria del XI secolo, tanto potente da essere stata sepolta a San Pietro) aveva infatti intuito l’estrema importanza della coltivazione del castagno per la sopravvivenza alimentare delle popolazioni montane, motivo per cui promulgò una serie di regolamenti atti a migliorare la produttività dei castagneti - tutt’oggi si può notare nei boschi il "sesto d’impianto matildico", un criterio di disposizione delle piante di castagno.


DOVE DORMIRE

In caso di maltempo improvviso, si trovano numerosi bivacchi e rifugi sul versante nord (emiliano) del crinale: Bivacco Capanne di Badignana (sotto il Monte Brusa), Rifugio Capanna di Lago Scuro (sotto il Monte Matto), Bivacco Cagnin (sotto il Passo Giovarello).


Albergo Prato Spilla, presso l’omonima località sciistica. Tel. 3469758557 - 3391326501 - 0521890194


Rifugio Città di Sarzana, sulle rive del Lago di Monte Acuto. Tel. 339 224 5117

COME ARRIVARE

Punto di partenza NON raggiungibile in macchina.

La località raggiungibile in macchina più vicina è Lagdei.


Punto di partenza NON raggiungibile in bus.

La località raggiungibile con il bus più vicina è Bosco, partendo dalla città di Parma con cambio a Langhirano.

Qui il LINK per controllare gli orari.


Punto di partenza NON raggiungibile in treno.


“Un vento teso e incessante spazza il crinale e per un attimo sotto di noi compaiono i mistici Lagoni”

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Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!

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