Con un tappa lunga ma facile e prevalentemente discesa esploriamo il versante orientale dell'Etna.
Ai crateri e alle colate di lava si alternano boschi fatati di pini larici e betulle etnee; la chicca del giorno è il leccio secolare chiamato Ilici du Carrinu, un monumento vivente.
Punti d'acqua assenti: portare buona scorta.
Lasciamo Piano Provenzana su strada asfaltata; dopo nemmeno mezzo chilometro, prendiamo la strada carrozzabile, su sabbia nera, che si inoltra nel bosco, e lentamente iniziamo la nostra lunghissima discesa (1.200 m D- ca.) verso Zafferana Etnea. Il paesaggio, dominato dal pino laricio, si apre talvolta in scorci di memoria lunare; sui tronchi scorgiamo alcuni scudetti segnati da precise scanalature, da cui un tempo estraevano la resina utile per produrre la gomma arabica. D'un tratto fanno capolino dei cespi di betulle: si tratta di esemplari di betulla etnea, una specie endemica.
Continuiamo su larga strada carrozzabile, il fondo di ghiaia lavica, che scende lentamente con ampi tornanti (volendo, è possibile tagliarli tramite sentierini). Giunti al Rifugio Pietracannone, risaliamo appena (100 m D+ ca.) per aggirare il Monte Fontana; giunti alla spalla del monticello, ci stacchiamo dalla carrozzabile e prendiamo il sentierino sulla destra, che scende deciso verso Piano Bello costeggiando il confine orientale di Pian del Bove, una distesa lavica infinita, un vero labirinto.
Un chilometro dopo, troviamo l'indicazione per ilici du Carrinu: con una deviazione di appena 200 metri, arriviamo al cospetto di un leccio di 800 anni, un autentico prodigio. Tornati sui nostri passi, proseguiamo la nostra discesa su buona traccia, avvolti da piante di ginestre gigantesche. Infine arriviamo su asfalto e, poco dopo, entriamo nel centro di Zafferana Etnea.
Numerose sono le specie vegetali rare che popolano l'Etna. Tra queste c'è l'astragalo siculo, un cuscino spinoso che cresce sulla sciara (la sabbia nera del vulcano); da maggio ad agosto dà vita a fiori roseo-purpurei, mentre il frutto è una varietà di legume.
C’è poi la ginestra estense dell'Etna che si differenzia dalla ginestra comune soprattutto per il portamento arboreo. Molti sono inoltre i pini marittimi, la cui resina veniva usata per produrre la gomma - la Pirelli la estraeva qui negli anni '30 del Novecento.
Rara forma simil vegetale è la pietra cannone. In realtà sono alberi travolti dalla lava che subiscono il processo di litificazione: la lava si solidifica intorno al fusto ligneo che si carbonizza e diviene così una sorta di cannone di pietra - importante dal punto di vista scientifico per la ricostruzione degli eventi eruttivi.
Il primo ad occuparsi in modo scientifico dell'Etna fu Wolfgang Sartorius von Waltershausen, figlioccio di Goethe e studente di Gauss.
Alla sua figura furono dedicati i due crateri formatisi con l'eruzione del 1865 che presero il nome di Monti Sartorius. Negli anni successivi il vulcanologo Orazio Silvestri si trasferì alle pendici dell'Etna per dedicare la sua vita allo studio del vulcano siciliano.
Di notevole pregio naturalistico e paesaggistico è il bosco di betulle che attraversiamo qualche km dopo la partenza, rimasto a queste latitudini dal periodo delle glaciazioni.
La betulla bianca è infatti un tipico arbusto delle aree settentrionali dell'emisfero boreale (dai Paesi Scandinavi alla Siberia), che si adatta alle basse temperature.
Durante l'ultima glaciazione (glaciazione di Würm), terminata circa 10.000 anni fa, la betulla riuscì a sopravvivere nelle altitudini etnee (non se ne trovano altre a sud dell'Abetone!). Presente particolarmente nel versante Nord-Est, nell'area di Monte Sartorius, è caratterizzata dalla corteccia bianca impreziosita dai disegni a forma di occhio che rendono i boschi un luogo incantato. Purtroppo, negli ultimi decenni è stato registrato un notevole peggioramento dello stato di salute della betulla, influenzato dai cambiamenti climatici e dall'abbandono della selvicoltura.
Tra i tanti alberi secolari, di assoluto fascino è il leccio del Carlino che con i suoi 700 anni è il più antico leccio dell'Etna. L'albero più antico è invece il millenario Castagno dei Cento Cavalli.
Situato poco sopra il centro di Zafferana Etnea, è alto più di 25 metri e ha una circonferenza di 10 metri alla base. I suoi lunghissimi rami pendono comprendendo un'enorme area: il diametro delle fronde è di 30 metri! Viene chiamato "ilice du Carrinu" in memoria del vecchio proprietario, tale Carlino. Maestoso esempio di resilienza, è resistito a secoli e secoli di eruzioni - quella degli anni '50 del Novecento lo evitò per pochissimo. Nel 1982 è stato inserito tra i monumenti verdi italiani.
Prodotto simbolo di Zafferana Etnea è sicuramente il miele agli agrumi: numerosi sono i piccoli produttori che sono pronti a vendere il loro nettare, insieme a marmellate, creme di nocciole e pistacchio e ottimo olio extravergine.
La mela gelato cola è una mela autoctona del versante orientale dell'Etna, varietà antica nata dall'incrocio delle varietà cola e gelato, che dagli anni '70 subì una graduale scomparsa.
Caratterizzata dal colore giallo paglierino, è leggermente acidula ma croccante e succosa; oggi fa parte dei prodotti preservati dell'Arca del Gusto di Slow food. E’ una varietà in grado di resistere alle malattie, si presta a vari usi in cucina e viene usata persino nella produzione di uno shampoo
B&B Etna En Vie, a Zafferana Etnea. Tel. 348 373 2849
EtnaGloB&B, a Zafferana Etnea. Tel. 330 693 057
B&B Anna e Alfredo, a Zafferana Etnea. Tel. 329 925 5308
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus, partendo dalla città di Messina o da quella di Catania.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!