Siamo nel cuore del Massiccio del Matese.
Tappa di notevole dislivelli, sia positivo che negativo, principalmente all'ombra di meravigliosi faggi; la cima del Monte Sant'Angiolillo e la successiva cresta regalano uno scenario mozzafiato che in giornate limpide arriva fino al Golfo di Napoli, Vesuvio e Capri compresi.
Il percorso è quasi completamente all'ombra e, nonostante la pendenza della salita e della discesa, non presenta grandi criticità fino al km 17, dove scompaiono i segnali CAI e il sentiero si ricopre di rovi ed erba alta. Lì, a quel bivio (all'altezza della fontana e del percorso vita) è consigliato prendere il sentiero a sinistra, in modo da rimanere in quota lungo il versante, per riprendere successivamente il SI.
Lasciamo Piedimonte Matese in direzione Sepicciano seguendo la strada asfaltata; giunti a Sepicciano, sempre su asfalto, proseguiamo fino a San Potito Sannico e dal paese, seguendo la segnaletica, svoltiamo a sinistra iniziando così la lunga salita (1.000 m D+ ca.) dove per circa 1 chilometro si alternano strada asfaltata a carrozzabile. Inizia quindi il sentiero e dopo pochi metri anche una faggeta. Percorriamo un tratto ripido, piuttosto lungo e faticoso, ma per fortuna completamente in ombra; poi il bosco si fa rado e dopo un tratto di cresta raggiungiamo la cima del Monte Sant'Angiolillo (1.290 m), da cui ci godiamo una vista mozzafiato su tutto il Golfo di Napoli, Vesuvio e Capri compresi. La fatica maggiore è passata.
Dopo una breve discesa (100 m D- ca.) proseguiamo lungo la dorsale in direzione est, rientrando nuovamente all'interno di una spettacolare faggeta, meno fitta rispetto a quella precedente ma ancora più affascinante, con alcuni esemplari secolari. Incontriamo una carrozzabile, teniamo la destra e giungiamo presso un'oasi dove un piccolo laghetto dà ristoro a mucche e cavalli allo stato brado (potrebbero esserci dei cani pastore). Costeggiando il lago (che rimane alla nostra sinistra), proseguiamo lungo una dolce discesa in direzione sud e giungiamo così al bellissimo altopiano di Piana delle Pesche, tra faggi e querce secolari, dove sorge un complesso agrituristico completamente abbandonato e vandalizzato.
Proseguiamo per un breve tratto sulla strada asfaltata; quindi, superato l'ultimo edificio, alla staccionata svoltiamo a sinistra (prestando attenzione perché la segnaletica non è molto visibile) e imbocchiamo il sentiero all'interno della faggetta e cominciamo così la discesa (400 m D- ca.), che a poco a poco si fa sempre più ripida con un susseguirsi di tornanti. Il sentiero diventa strada sterrata e infine asfaltata.
Superata una fontana con acqua potabile, proseguiamo lungo il sentiero del percorso vita (onde evitare di perdere inutilmente quota). Dopo alcuni km in leggera discesa, imbocchiamo la strada asfaltata sulla sinistra, quindi all’altezza di una curva a U troviamo sulla sinistra una strada carrozzabile tra due campi di ulivi. Continuiamo fino a incontrare un'altra strada asfaltata, svoltiamo a destra scendendo e al bivio teniamo la sinistra, perciò proseguiamo lungo la strada sempre in direzione est, tra campi di ulivi, fino ad arrivare al Convento San Pasquale da cui affrontiamo l’ultima discesa (150 m D- ca.), con una lunga scalinata ben segnata che ci porta fino a Faicchio.
La popolazione di Faicchio non si concentra nel centro storico ma è ben distribuita in tutto il comune. In passato, piccoli villaggi rurali costellavano l'intero territorio comunale, che si estende tra il massiccio del Matese e il monte Acero.
A testimonianza della presenza di questi insediamenti sono rimasti i resti delle chiese erette fra il VI e il XII secolo, in molte delle quali sono ben visibili gli antichi affreschi.
Faicchio è situato nel Sannio campano, area storico-geografica segnata dalla presenza della popolazione italica dei Sanniti. Numerose sono le testimonianze della loro civiltà, in particolare, sulle cime del Monte Acero si trovano tre chilometri di mura megalitiche, l'Arce di Monte Acero: una fortezza con funzione di avvistamento.
Alcuni studiosi sostengono che sul Monte Acero sorgesse l'antica città di Tulisium, mentre altri ritengono che l’antica città si trovasse invece nei pressi dell’odierna Telese Terme. Le mura, risalenti al VI secolo a.C., sono costituite da blocchi di pietra rettangolari posizionati a secco; in passato, nel gergo popolare, venivano chiamate "mura delle fate" non ritenendo possibile fossero opera dell'uomo.
Il Castello di Faicchio fu edificato nel XII secolo dai conti Sanframondo, feudatari originari di Cerreto Sannita, per il controllo del passaggio tra il Monte Acero e il Monte Monaco di Gioia.
Nel 1612 il castello fu acquisito da Gabriele De Martino che, avendo avuto il titolo di Barone Duca di Faicchio, trasformò l'edificio in un elegante palazzo ducale. La struttura rinnovata è caratterizzata dalle quattro torri cilindriche poste agli angoli, che ricordano il Maschio Angioino. In età contemporanea subì via via un processo di abbandono e, nonostante i numerosi restauri nella seconda metà del Novecento, è soltanto a inizio Duemila che il castello è tornato a splendere grazie ad un gruppo di imprenditori locali che hanno investito in un albergo-ristorante, luogo di eventi e celebrazioni.
Sopra il borgo di Faicchio, sul versante del Monte Monaco di Gioia, svetta l'imponente convento San Pasquale, in cui è possibile ammirare i meravigliosi affreschi settecenteschi dell' annessa chiesa del SS. Salvatore.
Dal convento è possibile raggiungere a piedi la Grotta di San Michele, luogo dedito al culto dell'arcangelo a partire dall'epoca longobarda. All'interno della grotta è stata realizzata una chiesa che si sviluppa in tre vani abbelliti da numerosi affreschi di chiara influenza bizantina e molte tra stalattiti e stalagmiti.
Nella località di Fontanavecchia sono presenti reperti architettonici del periodo romano: un ponte dedicato a Quinto Fabio Massimo, dittatore romano che da qui passò per contrastare l'avanzata di Annibale, e l'acquedotto ipogeo, del III sec a.C., che attraversa il centro storico di Faicchio con un cunicolo alto due metri e largo ottanta centimetri.
Tipico dell'area beneventana è il pane di saragolla, ad alta digeribilità e ricco di proteine.
La saragolla è una varietà antica di grano duro importata dal Medio Oriente nel 400 d.C. da popolazioni provenienti dall'area dell'attuale Bulgaria. Il nome deriva dal ceppo linguistico slavo meridionale e indica il colore giallo intenso del chicco.
Dopo un periodo di abbandono si sta recuperando la sua produzione anche grazie al Presidio Slow Food.
Bed Breakfast Del Duca, a Faicchio. Tel. 380 390 0035
Casa Vacanze Surripe, a Faicchio. Tel. 347 122 0077
Casa Vacanze Magie del Sannio, a San Pasquale (2 km da Faicchio). Tel. 392 219 7221
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!